Roma, 6 apr. (LaPresse) – I quattro giornalisti italiani in Siria, di cui da ieri non si hanno notizie, non sarebbero stati rapiti, ma fermati temporaneamente da un gruppo di ribelli per valutare le loro identità e la loro attività in Siria. Lo si apprende da fonti vicine ai quattro giornalisti. Secondo fonti attiviste siriane non si tratterebbe quindi di un sequestro, come era stato ipotizzato ieri sera, e i quattro italiani starebbero bene. I giornalisti coinvolti fanno parte della troupe guidata da Amedeo Ricucci del programma Rai ‘La Storia siamo noi’, composta anche dal fotografo Elio Colavolpe, dal documentarista Andrea Vignali e dalla reporter freelance Susan Dabbous. I giornalisti dovevano realizzare un reportage intitolato ‘Silenzio, si muore’, primo esperimento Rai di giornalismo partecipativo.

LaPresse ha deciso di aderire alla richiesta di silenzio stampa formulata dalla Rai, in seguito all’invito al massimo riserbo richiesto dall’Unità di crisi della Farnesina, sulla vicenda. L’Unità di crisi sta lavorando al caso ed è in contatto con i familiari dei giornalisti coinvolti. La Rai, in linea con la decisione della Farnesina, si è appellata “alla sensibiltà di tutti i giornalisti della carta stampata, delle radio, delle tv e del web”, sottolineando che “notizie sommarie o imprecise potrebbereo nuocere all’incolumità dei colleghi nostra unica priorità”.

Giancarlo Leone, direttore di Rai1, commenta su Twitter la decisione di alcune agenzie di rispettare il silenzio stampa definendolo un “importante gesto”.

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