Torino, 4 feb. (LaPresse) – Una maxitruffa a danni di Finpiemonte è stata scoperta dai finanzieri di Torino. Sono 140 gli indagati dalla procura della Repubblica per truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione europea e indebita percezione di contributi per oltre 2,2 milioni di euro. L’inchiesta ha fatto luce sui finanziamenti a fondo perduto concessi dalla partecipata regionale alle imprese che, fino al 2011, hanno allestito siti internet e intrapreso attività nel settore dell’e-commerce. Questi contributi, sia comunitari, sia nazionali, erano, per legge, concessi dall’ente pubblico fino al 50% del costo del sito web. Così i truffatori, per esempio, se l’investimento complessivo era di 50mila euro, anziché accontentarsi di prenderne 25mila dalla Regione, facevano finta di averne bisogno di 100mila, per non pagare nulla alla fine. Un ulteriore raggiro riguardava invece le condizioni preliminari per accedere ai finanziamenti pubblici.
L’erogazione del contributo era infatti subordinata, tra l’altro, alla circostanza che l’unità produttiva sovvenzionata fosse in aree del Piemonte sottoposte a processi di riconversione economica (ad esempio, alcuni comuni della cintura torinese, come Grugliasco, Nichelino, Moncalieri e le aree del Canavese e dell’Astigiano). In molti casi, la specificazione, nella domanda, che un’unità produttiva si trovava in quelle zone, si è rivelata in realtà falsa e in questo modo veniva ‘aggirato’ il vincolo del bando e l’impresa poteva ottenere il finanziamento richiesto.
Un ruolo chiave era ricoperto da professionisti torinesi, che ‘procacciavano’ le imprese potenziali beneficiarie e ‘curavano’ le istruttorie amministrative. Alcuni periti spesso compiacenti, poi, completavano le pratiche di rimborso, dichiarando falsamente che per l’allestimento dei siti erano stati in effetti sostenuti costi pari all’importo delle fatture ‘gonfiate’. La realizzazione materiale dei siti, invece, era affidata sempre alle stesse imprese ‘compiacenti’, incaricate anche di emettere le fatture con gli importi raddoppiati. I baschi verdi hanno anche sequestrato preventivamente beni mobili ed immobili degli indagati, per complessivi 2,2 milioni di euro. La misura cautelare disposta dal gip consentirà, in caso di condanna, di assicurare la confisca di beni ed il risarcimento dei contributi illecitamente percepiti. L’intera vicenda è ora al vaglio della Corte dei conti, per l’accertamento delle responsabilità erariali connesse agli episodi accertati.
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