Beirut (Libano), 15 set. (LaPresse) – Papa Benedetto XVI è arrivato al palazzo presidenziale di Baadba, vicino Beirut, in Libano, tra gli applausi di migliaia di persone che hanno affollato le strade per salutare il pontefice e ricevere la sua benedizione.”We love you, Pope”, ha gridato la folla, sventolando bandiere libanesi e vaticane, oltre a striscioni di benvenuto. Il Papa, seduto in papamobile, ha salutato la folla, transennata dietro barriere di sicurezza. Il corteo papale, scortato da guardie presidenziali a cavallo, è stato accolto da ballerini che si sono esibiti nella danza popolare araba Dabke. Infine il presidente libanese Michel Suleiman ha accolto il Papa presso il palazzo presidenziale per dei colloqui, al termine dei quali Benedetto XVI ha lanciato il suo messaggio di pace e tolleranza fra religioni diverse.

“La libertà religiosa è il diritto fondamentale da cui molti altri dipendono. Professare e vivere liberamente la propria religione senza mettere in pericolo la propria vita e la propria libertà deve essere possibile a chiunque. La perdita o l’indebolimento di questa libertà priva la persona del sacro diritto ad una vita integra sul piano spirituale”, ha detto Benedetto XVI, che nel suo lungo discorso ha sottolineato: “La perdita di ogni vita umana è una perdita per l’umanità intera. Questa è una grande famiglia di cui siamo tutti responsabili. Certe ideologie, mettendo in causa in modo diretto o indiretto, o persino legale, il valore inalienabile di ogni persona e il fondamento naturale della famiglia, minano le basi della società. Dobbiamo essere coscienti di questi attentati all’edificazione e all’armonia del vivere insieme”.

“Lo spirito umano ha il gusto innato del bello, del bene e del vero. È il sigillo del divino, l’impronta di Dio in esso – ha ancora affermato il pontefice dopo i colloqui con Suleiman – Da questa aspirazione universale deriva una concezione morale ferma e giusta, che pone sempre la persona al centro. Ma è solo nella libertà che l’uomo può volgersi verso il bene, perché ‘la dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo una scelta consapevole e libera, cioè mosso e indotto personalmente dal di dentro, e non per un cieco impulso interno o per mera coazione esterna’”. “Pensieri di pace, parole di pace e gesti di pace – ha concluso – creano un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità, dove gli sbagli e le offese possono essere riconosciuti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Che gli uomini di Stato e i responsabili religiosi vi riflettano”.

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