Torino, 5 set. (LaPresse) – E’ stato il fidanzato egiziano 30enne Mohamed Nour Eldin, ad uccidere Laila Mastari, la marocchina di 24 anni uccisa con 19 coltellate e gettata nel fiume Po. L’uomo ha spiegato agli inquirenti che avrebbe ucciso la ragazza venerdì scorso intorno 22. Al momento l’uomo insieme agli inquirenti si sta dirigendo verso il chiosco dove la ragazza lavorava, presso il ‘Punto Verde’ nel quartiere Lingotto dove la ragazza lavorava come barista. Intanto i sommozzatori dei vigili del fuoco si sono immersi nel Po, all’altezza dell’ospedale Regina Margherita, dove l’uomo ha indicato di aver lanciato il coltello con cui ha ucciso la Mastari.
Laila Mastari voleva lasciare il suo fidanzato, che lavorava con lei al Punto Verde del Lingotto, e per questo lui l’ha uccisa. E’ stato l’uomo stesso a confessarlo. Il giovane egiziano ha raccontato di essersi appartato con la vittima vicino al Punto Verde del Lingotto, venerdì scorso, di sera, e di averla uccisa nel parcheggio, dopo una discussione. Secondo gli inquirenti il delitto sarebbe premeditato perchè la donna, già nei giorni precedenti l’omicidio, aveva detto al compagno di voler interrompere la relazione. Dopo averla finita con 19 coltellate, l’uomo ha caricato la vittima su un carrello portacarichi del supermercato e ha abbandonato il cadavere per tornare a lavorare al Punto Verde, dopo essersi cambiato. Piu tardi è tornato nel punto in cui aveva lasciato il cadavere e l’ha avvolto in un telone. Quindi, ha trasportato il corpo sul carrello per alcune centinaia di metri sulla sponda del fiume Po e ha gettato la donna in acqua.
Sulla riva del fiume gli inquirenti hanno trovato il telo e alcune impronte. E’ stato l’aggressore stesso a condurli lì. La coppia era fidanzata da un anno circa e si era conosciuta in un locale di Torino dove entrambi lavoravano. Tutti e due avevano iniziato, poco dopo l’inizio della relazione, a lavorare al Punto Verde. L’uomo, che è in stato di fermo, sta proseguendo il sopralluogo con il magistrato, Paolo Cappelli, e con la squadra mobile. Dalla sponda del Po ha condotto gli inquirenti nel parcheggio dove ha ucciso Laila. Dopo il sopralluogo, sarà interrogato in questura davanti al magistrato.
Secondo la squadra mobile di Torino, che ha fermato Nour Eldin, 30 anni compiuti, per omicidio doloso premeditato, un altro motivo che dimostra la premeditazione è che l’uomo la sera del delitto aveva con sé un ricambio di abiti e il coltello con cui ha infierito sulla donna. L’egiziano venerdì scorso stava lavorando al Punto Verde e aveva dato appuntamento alla fidanzata, che invece non lavorava quella sera, intorno alle 22. I colleghi della coppia hanno visto sia lui che lei allontanarsi dal chiosco. Grazie a queste testimonianze, e a quelle di altri conoscenti della coppia che sapevano dei numerosi litigi tra i due, gli inquirenti sono riusciti a incastare l’uomo e a farlo confessare. “Io ti amo, ma non sono più la donna di prima e non possiamo più stare insieme” è stata una delle ultime frasi dette da Laila al fidanzato. Lui da mesi era ossessionato dalla gelosia, e non accettava il fatto di essere lasciato.
L’assassino di Laila aveva dato ai suoi datori e colleghi di lavoro una falsa identità, quella di un altro egiziano residente a Torino, perché era irregolare sul territorio italiano. Gli uomini della squadra mobile sono riusciti a rintracciarlo dopo averlo piantonato da ieri sera fino a oggi alle 12 sotto casa, in corso Vercelli.

