Roma, 27 lug. (LaPresse) – Il neonato prematuro, morto il 29 giugno a causa di una flebo sbagliata nel raparto di neonatologia dell’ospedale romano San Giovanni, era nato sano e dopo una crisi respiratoria di “lieve entità” le sue condizioni erano stabili, malgrado i 780 grammi di peso. Come tutti i bimbi prematuri aveva bisogno d’attenzione e cura. Ma il 27 giugno la somministrazione di latte per via endovenosa ne ha compromesso lo stato di salute, che era comunque “fortemente immaturo, viste le 30 settimane di gestazione e poi il parto”. E’ questo in sostanza il risultato dell’autopsia che è stata eseguita oggi nell’istituto di medicina legale di Tor Vergata. Gli accertamenti eseguiti stamane vengono ritenuti ancora parziali.
Intanto davanti al procuratore aggiunto, Leonardo Frisani, inizieranno lunedì gli interrogatori degli indagati: sono venti tra medici e infermieri. Per loro l’accusa è omicidio colposo. Stando a quanto si apprende, lunedì verrà anche ascoltata la mamma del piccolo. I pm vogliono avere tra l’altro conferma dalla signora che la stessa non è stata in alcun modo informata dal personale dell’ospedale di quanto era avvenuto e di quello che si stava facendo per salvare la vita del figlio.
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