Torino, 25 feb. (LaPresse) – Sono ancora molti i punti oscuri nel rapimento di Edoardo Monti, il 36enne figlio del noto avvocato alessandrino Paolo Monti sequestrato a San Pietroburgo nella notte tra il 12 e 13 febbraio e rilasciato il 17, giusto in tempo per assistere ai funerali del padre morto per infarto dopo aver saputo la notizia del rapimento del figlio. Le indagini della polizia di Torino e Alessandria, in collaborazione con la Dia del capoluogo piemontese, lo Sco (Servizio centrale operativo), l’Interpol, e coordinate dal procuratore aggiunto Sandro Ausiello, si stanno concentrando sulla figura dell’intermediario, B. M., un italiano originario del casalese che risiede in Russia e che è un conoscente della vittima. E proprio dalla sua ricostruzione del rapimento sono iniziate le indagini. La denuncia alla polizia da parte della famiglia Monti è arrivata nella notte tra il 14 e il 15 febbraio. Il 15 l’intermediario, che ha raccontato di essere stato sequestrato con Monti e poi rilasciato per chiedere il riscatto alla famiglia del 36enne, ha incontrato l’avvocato e ha richiesto i 300mila euro che sarebbero serviti a liberare Edoardo. Ma i due non si sono accordati sul pagamento e quindi il riscatto non è stato versato nè in contanti nè su carta di credito elettronica.
L’intermediario (che è di alcuni anni più grande di Edoardo Monti, si occupava di edilizia e in passato aveva avuto problemi giudiziari per un fallimento) e l’avvocato casalese si sarebbero dovuti incontrare di nuovo il 17 febbraio. Ma il 16 febbraio B.M. ha saputo che la polizia russa lo stava cercando e si è deciso a tornare a San Pietroburgo. Quindi ha prenotato un volo per le ore 7 del 17 della Swiss Air da Malpensa per la città russa, con scalo Zurigo. Nella notte, intanto, l’avvocato, che soffriva di cuore e aveva in programma anche un ricovero in day hospital, ha avuto un infarto ed è morto. La polizia, in contatto con l’interpol, ha seguito gli spostamenti dell’intermediario e quando l’uomo è arrivato a San Pietroburgo gli agenti locali lo hanno fermato e interrogato. Contemporaneamente, mentre la polizia lo stava ancora ascoltando, Edoardo Monti ha contattato il consolato dicendo di essere stato liberato.
Quando Edoardo Monti è arrivato al consolato italiano a San Pietroburgo, è stato interrogato dalla polizia russa che ha riferito ai colleghi italiani che il 36enne era molto provato. Al suo sbarco a Milano Malpensa aveva ancora lesioni sul capo e i segni dei lacci alle mani e alle gambe. L’uomo, dopo un primo colloquio con gli investigatori, ha partecipato ai funerali del padre e poi è stato ascoltato ieri per circa 4 ore, raccontando la sua versione dei fatti. Una vicenda complicata, in parte ricostruita grazie a pedinamenti e intercettazioni telefoniche. Ma le indagini proseguono anche perché sono ancora da individuare i responsabili e da accertare il ruolo avuto da B. M. Un caso al quale collaborano gli investigatori russi e piemontesi in quanto la richiesta di riscatto è avvenuta nell’alessandrino e quindi la giurisdizione è anche italiana.
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