Reggio Calabria, 12 ott. (LaPresse) – Si chiude il cerchio intorno a Santi Zappalà, consigliere regionale in Calabria arrestato nel dicembre del 2010 nell’ambito dell’operazione Reale 3. Questa mattina, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia, la guardia di finanza e i carabinieri di Reggio Calabria, hanno sottoposto a sequestro denaro contante, titoli e assicurazioni, per un totale di 7,5 milioni di euro riconducibili al noto politico bagnarese. L’imponente patrimonio finanziario di Zappalà risultava infatti incoerente con i redditi dichiarati.

Nell’indagine Reale 3 era emerso che il politico, nel periodo antecedente le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria del marzo 2010, aveva intrattenuto rapporti con la famiglia mafiosa Pelle Gambazza per raggiungere un accordo politico-mafioso che garantisse la sua stessa elezione, come poi avvenuto. Zappalà, proprio per questi fatti, nel giugno scorso è stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Reggio Calabria, per il delitto di corruzione elettorale, aggravata dall’art. 7 Legge 203/1991, in relazione ai colloqui con il boss Giuseppe Pelle, condannato nello stesso procedimento penale per partecipazione ad associazione mafiosa e corruzione elettorale.

La guardia di finanza ha in seguito eseguito approfonditi accertamenti bancari, che hanno permesso di riscontrare il possesso da parte di Zappalà di un patrimonio bancario stimabile in ben 7.300.000 euro circa, a fronte di redditi dichiarati nell’ultimo decennio pari a 1 milione. Accertamenti analoghi sono stati estesi anche alla moglie e alla figlia di Zappalà e a due società, una nel settore delle professioni paramediche indipendenti e una nel noleggio senza equipaggio di imbarcazioni da diporto, riconducibili alla famiglia.

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