La decisione finale spetta alla Cabina di regia che si dovrebbe riunire settimana prossima
Mascherine ancora obbligatorie sui mezzi pubblici, in aereo e in ufficio, stop invece nei negozi. In vista della scadenza fissata al momento al 30 aprile, il governo si interroga sull’addio ai presidi di protezione individuale a partire dal primo maggio. La decisione finale spetta alla Cabina di regia del ministero della Salute, che dovrebbe riunirsi la prossima settimana. Determinante, anche sulla fine del Green pass, sarà l’evoluzione della circolazione del virus, che resta ancora non trascurabile – quasi centomila i nuovi casi di oggi – seppure in lieve miglioramento.
“La pandemia non è finita. L’utilizzo delle mascherine resta essenziale”, ha ribadito solo pochi giorni fa il ministro della Salute Roberto Speranza. Una posizione di prudenza condivisa dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, secondo cui “è opportuno” mantenere l’obbligo delle mascherine sui mezzi di trasporto e negli uffici. Il riferimento dell’ex coordinatore del Cts è in particolare ai treni a lunga percorrenza e per i viaggi aerei. “Ormai – ha osservato – sarebbe davvero strano se non avessimo imparato che in luoghi chiusi e affollati vi è particolare rischio di acquisire l’infezione da Sars-Cov-2”.
Più possibilista il sottosegretario alla Salute Andra Costa convinto che “ci siano le condizioni per procedere con il togliere l’obbligo di mascherine al chiuso” e che dunque “passare da un obbligo a una raccomandazione possa essere assolutamente la scelta giusta, con la riflessione magari di mantenerle in alcuni luoghi come i mezzi di trasporto”.
Un parere diametralmente opposto rispetto a quello del virologo Massimo Galli, per il quale “togliere le mascherine al chiuso è una discreta corbelleria” che metterebbe a rischio i più fragili. L’ex primario di malattie infettive del Sacco si è espresso anche sul lockdown a Shanghai, parlando di strategia sbagliata. “In Cina – ha spiegato Galli – si comportano con Omicron e figli, così come si sono comportati con la variante Wuhan, ma queste varianti hanno maggiore capacità di diffusione. Soprattutto in Cina, dove hanno vaccinato molto, ma hanno vaccinato male” perché “il vaccino cinese è meno efficace”.
Sul fronte epidemiologico, intanto, il bollettino di oggi segna quasi centomila nuovi casi (99.848) e 205 i decessi, in consistente aumento rispetto ai 127 registrati ieri. In salita anche il tasso di positività, che con 610.600 tamponi si attesta al 16,4%. “Siamo in una fase di calo dei ricoveri piuttosto netto. L’inversione di tendenza nell’andamento dei ricoveri, un po’ incerto nella settimana scorsa, ha preso consistenza. Anche se non si può parlare di crollo, il dato in declino in tutte le tipologie di ricoverati è un segno piuttosto evidente”, ha commentato il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore.
Prioritario resta comunque il tema della quarta dose, ad oggi effettuato solo da 1 paziente immunocompromesso su 10. Si moltiplicano nel frattempo le sottovarianti. È di oggi la notizia di un nuovo un mix tra Omicron 1 e Omicron 2, diverso da Xe e Xj, e sequenziato dall’Istituto zooprofilattico del Veneto. Novità anche l’accordo tra ministero, Aifa e farmacie per per la distribuzione del Paxlovid, l’antivirale per il trattamento precoce del Covid che sarà disponibile dietro presentazione di ricetta medica.
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