Filt Cgil: "La comunicazione arrivata alle due mense del Porto alle 10.30 di mercoledì in vigore dallo stesso giorno. Ci ha fatto sobbalzare"
Green pass per l’accesso alla mensa aziendale: dopo le previsioni del governo arrivano le prime richieste di applicazione tra proteste e necessità di chiarimenti operativi. Tanti i dubbi che riguardano la certificazione verde in materia di lavoro. A Genova le indicazioni del governo hanno già fatto registrare le prime difficoltà in porto, la prima realtà che ha dovuto affrontare nel giro di una mattinata l’obbligatorietà del covid pass per l’accesso dei dipendenti ai servizi mensa.
Succede nelle due sedi principali, quella della Culmv di Genova e quella del terminal Psa di Genova Pra’, con una comunicazione arrivata all’improvviso nella mattinata di ieri da una delle società che gestisce la distribuzione pasti per i lavoratori. Green pass obbligatorio per accedere alla mensa, che ha provocato la sollevazione generale dei sindacati e in poche ore il congelamento della questione in attesa dell’arrivo di chiarimenti pratici fino a lunedì. Ma l’attività del porto, che non si ferma neanche nei giorni a ridosso di Ferragosto, è solo la prima, da lunedì il tema potrebbe riguardare tutte le maggiori realtà aziendali liguri e italiane.
“La situazione che ha creato il problema – spiega a La Presse Enrico Poggi, segretario della Filt Cgil di Genova – è la comunicazione arrivata alle due mense principali del Porto, gestite da un’unica società, alle 10.30 del mattino di mercoledì. Diceva che avrebbero richiesto il green pass per accedere ai locali mensa dallo stesso giorno. Questo ci ha fatto sobbalzare perché era una cosa già ventilata ma finora non si era proceduto in nessun modo. Stiamo parlando di due realtà che riguardano un totale di 700 lavoratori nello scalo di Pra’ e altri 1000 portuali della Compagnia Unica di Genova, più della metà del porto, che da solo conta 3000 addetti“.
“Non siamo contro i vaccini, assolutamente – sottolinea Poggi – questo non va equivocato, ma per lavorare non ci vuole il green pass: non comprendiamo come una mensa, che è un complemento del luogo di lavoro frutto di accordi sindacali e contrattuali, possa essere paragonata ad un ristorante”.
Ma non è l’unica perplessità, tra sindacati e lavoratori. “La mensa – continua il segretario genovese della Filt Cgil – è un luogo dove il lavoratore deve potersi recare, immaginate 7 o 10 ore di lavoro senza poter consumare un pasto. Ci era stato detto che sarebbe stato messo a disposizione un lunch box alternativo, per chi è sprovvisto di green pass. Ma questa noi la riteniamo una cosa fuori dal normale, anche perché il lunch box dove lo può consumare il lavoratore? Nella stiva di una nave, sotto il sole, su marciapiede o a bordo di un mezzo meccanico che non è assolutamente un luogo che le norme di igiene e sicurezza possono prevedere?”. I sindacati hanno scritto chiedendo un chiarimento sull’applicazione della misura, a livello nazionale è già arrivata da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti la richiesta di un incontro urgente congiunto ai ministri Orlando e Speranza.
“Un’altra questione – prosegue Poggi – non ultima: chi effettua i controlli? Si scarica ulteriormente su dei lavoratori delle mense, che già hanno subito tanto in questi mesi, anche l’onere di fare da controllore? Anche questo non ci è stato chiarito. Oltretutto ci sono anche delle persone fragili che non possono magari fare il vaccino, tra chi è sprovvisto del green pass. Come fare in questo caso?”. “A tutte queste domande che abbiamo fatto non ci sono risposte – conclude Poggi – ma l’azienda stessa si è trovata nella situazione di non avere risposte perché l’applicazione a nostro avviso di questa norma non può avvenire tramite una Faq del ministero”. Al momento l’avvio della procedura di richiesta green pass è stata sospesa dall’azienda per l’accesso in mensa, fino a lunedi
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata