Il premier nella giornata della donna parla anche della pandemia: "Non è il momento di dividersi ma di dare risposte"
Il momento è estremamente difficile, nuove restrizioni sembrano ormai inevitabili. E’ per questo che il premier, Mario Draghi, approfitta dell’occasione della conferenza sulla parità di genere per rompere il silenzio e lanciare un videomessaggio che, per la prima metà, è dedicato all’emergenza Coronavirus e non a una riflessione sulla festa della donna come ci si sarebbe aspettati. Del resto mai, dice il premier, “avremmo pensato che un anno dopo” il lockdown scattato il 10 marzo 2020 “ci saremmo trovati a fronteggiare un’emergenza analoga”.
Per Draghi è la seconda uscita pubblica: in queste prime settimane l’ex Bce si è chiuso a palazzo Chigi a lavorare sui dossier più urgenti. “Si comunica solo quando si fa qualcosa”, aveva ammonito al primo Cdm. Ma anche in occasione del Dpcm aveva fatto un passo indietro lasciando la parola ai ministri Speranza e Gelmini e ai tecnici Locatelli e Miozzo. Ora però il premier ci mette la faccia nel dire che “dobbiamo al rispetto della memoria dei tanti cittadini che hanno perso la vita il dovere del nostro impegno”, perché “ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus, ma soprattutto il governo deve fare la sua, anzi deve cercare ogni giorno di fare di più”. E’ l’occasione per ringraziare “i cittadini per la loro disciplina, la loro infinita pazienza, soprattutto coloro che soffrono le conseguenze anche economiche della pandemia”, e gli studenti, le famiglie, gli insegnanti, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, le forze armate, la Protezione Civile e tanti altri lavoratori in prima linea, esempio di “responsabilità civica e professionale, di cittadinanza italiana attiva che impongono al governo di moltiplicare ogni sforzo”.
Siamo solo all’inizio, ammonisce Draghi. “Il nostro compito – e mi riferisco a tutti i livelli istituzionali – è quello di salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità. Ogni vita conta. Non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide”. C’è un segnale di fiducia che è quello dei vaccini: “la vita d’uscita non è lontana”, ci sarà un accelerazione, promette il premier, “sarà decisamente potenziato, si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio”. E lancia un appello contro i ‘furbetti’: “Aspettare il proprio turno è un modo anche per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli”.
Questo, dice ancora il premier,”non è il momento di dividerci o di riaffermare le nostre identità. Ma è il momento di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica, che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze”. Nessun proclama, “non voglio promettere nulla che non sia realizzabile, le mie preoccupazioni sono le vostre preoccupazioni – assicura – Il mio pensiero costante è diretto a rendere efficace ed efficiente l’azione dell’esecutivo nel tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme”.
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