Il sindaco di Bollate: "Avere questa situazione a un anno da Codogno è un 'trofeo' che non avremmo voluto"

La Lombardia ripiomba nell’incubo Covid a un anno di distanza dai primi contagi scoperti a Codogno il 20 febbraio del 2020. Dalle 18 del 17 febbraio quattro Comuni tornano in zona rossa: sono Bollate, nel milanese, Castrezzato, nel bresciano, Mede a Pavia e Viggiù, in provincia di Varese. In questi Comuni a fare paura sono le nuove varianti del Coronavirus: “Non viviamo il lockdown come una punizione, è una sicurezza in più” spiega a LaPresse il sindaco di Bollate, Francesco Vassallo. “Ma certamente nessun amministratore avrebbe voluto questo ‘trofeo’, per così dire, cioè quello di ospitare sul proprio territorio un’evoluzione del virus così importante”, aggiunge. A decretare la chiusura per i prossimi sette giorni è stata un’ordinanza firmata nella serata di martedì dal governatore lombardo Attilio Fontana. Però difficilmente, sostiene il sindaco, la zona rossa durerà solo una settimana.

All’ora di pranzo intanto Bollate è già deserta: pochi i bar e i ristoranti che si sono azzardati ad aprire, anche se fino alle 18 di mercoledì il Comune era ancora in zona gialla. La paura e il ricordo di quando tutto è cominciato hanno già svuotato le piazze. “Ce lo aspettavamo, se ne parlava già da quando erano scoppiati i focolai nelle scuole” spiega un ristoratore, che ha aperto la sua piadineria all’ora di pranzo. “Penso che sia inevitabile la chiusura, ne prendiamo atto e basta, non è questione di essere d’accordo o non esserlo” aggiunge una docente di Garbagnate, che vive nella nuova ‘fascia rossa’.

Testare tutta la popolazione, qui, è impossibile: “Ci affidiamo alle disposizioni messe in campo da Ats, non possiamo fare i test a 36 mila persone – spiega ancora Vassallo – Secondo le ultime informazioni lo screening è in corso, oggi si sono presentate 370 persone per essere testate e undici di loro sono positive. Ma per avere i dati sulle varianti occorre attendere ancora tra i 4 e i 7 giorni”. A fare uno screening di massa è invece Viggiù, che ha però una popolazione di 5200 abitanti: “Solo oggi abbiamo fatto il tampone a mille persone” spiega la prima cittadina Eleonora Quintiglio. “Non è tanto una questione di numeri, abbiamo avuto contagi più elevati, anche 110 al giorno mentre oggi sono una settantina, ma preoccupano le varianti”. Da oggi la città è blindata almeno per una settimana: “A quasi un anno dai primi contagi c’è difficoltà da parte della popolazione a collaborare. Non avremmo mai pensato di ritrovarci in questa situazione” dice ancora la sindaca.

La speranza arriva naturalmente dal vaccino: dal 18 febbraio in Lombardia partono le somministrazioni sugli over 80 e sono già tantissime le prenotazioni, oltre 360 mila. “Ci sono pochi vaccini a disposizione” commenta però il governatore Fontana. Le vaccinazioni inizieranno alle 8 in 74 centri vaccinali.

L’obiettivo oggi è quello di bloccare i focolai nei quattro Comuni prima che si allarghino: “La decisione di chiudere un solo Comune è poco comprensibile da parte della cittadinanza perché Viggiù è un territorio completamente unito alla città di Varese – spiega la sindaca Quintiglio – Si fatica a capire ma l’invito è quello di affidarci alle autorità sanitarie sperando di non essere costretti ad allargare la fascia rossa in futuro”.

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