Sua anche la rete decisiva che ha sbloccato il match con il Cagliari
Nello scudetto del Napoli ha un ruolo da protagonista Scott ‘McFratm’ McTominay. Se i gol di Lukaku e Raspadori riempiranno nei prossimi giorni gli highlights che ripercorreranno la cavalcata vincente del Napoli, ogni tifoso azzurro, anche il meno sfegatato, è consapevole che nessuna impresa sarebbe stata possibile senza il contributo offerto da Scott McTominay. Anche stasera, nel match decisivo, è stato lui ad aprire le marcature allontanando i fantasmi e i brutti presagi.
Un calciatore fondamentale
Un calciatore a tutto tondo, di quelli che qualsiasi allenatore vorrebbe avere in rosa. Goleador – lo dimostrano le dodici reti in Serie A, l’ultima nel match decisivo, nessun centrocampista ha fatto come lui – e assistman (sei in stagione), calciatore capace di occupare tutte le zone del campo con dinamismo e qualità. Da mediano a sotto punta, da trequartista fino addirittura ad esterno, lo scozzese arrivato in estate dalla Premier League è stato il jolly e l’uomo chiave nello scheletro di Antonio Conte, forse l’unico elemento davvero imprescindibile. Non a caso ha saltato appena due sfide in tutta la stagione, e raramente è stato sostituito.
Dal Manchester United al Golfo di Napoli
Sbarcato dal Manchester United per 30 milioni di euro, Scott – ma ormai in città lo chiamano tutti ‘Mcfratm’ (fratello in napoletano), soprannome inventato dal compagno di squadra Pasquale Mazzocchi – è cresciuto sotto l’ala protettiva di Sir Alex Ferguson, che lo portò tra i Red Devils all’età di 7 anni. Da ragazzino giocava punta, con l’età è scivolato qualche metro più indietro, anche se il vizio del gol non l’ha mai perso. I tifosi dei Red Devils lo avevano ribattezzato ‘The Savior’, per la sua capacità di segnare reti pesanti nel poco spazio – sempre meno – che gli veniva concesso di stagione in stagione. Poi, in estate, su pressing di Antonio Conte, che lo ha fortemente voluto, la decisione di lasciare quella che per 22 anni è stata la sua casa. Che si è rivelata una svolta per la carriera.
L’impatto con il calcio italiano infatti è subito devastante. Il primo gol arriva a inizio ottobre contro il Como, seguono sigilli pesanti contro Inter a San Siro e Torino (1-0), rete che vale i tre punti, poi la doppietta all’Empoli. Il calciatore scozzese segna in tutti i modi, da fuori area o con inserimenti puntuali, di testa o di piede, ma soprattutto realizza gol pesanti, spesso da situazione di parità. Una vera e propria arma in più – oltre agli attaccanti – che Conte con i suoi schemi riesce a valorizzare nel miglior modo possibile. Ma il contributo di McTominay va oltre le reti, pur preziose. E’ un leader in campo, il ‘Braveheart’ del centrocampo azzurro, duro ma leale (sono appena tre le ammonizioni rimediate in 2800′ di impiego stagionale) nei contrasti e con uno spiccato senso della posizione, capace di trascinare la squadra con il suo carisma e il suo talento. In poche parole, l’uomo dello scudetto.
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