Whisky, sigarette, motociclette e calcio: anche sullo sport si accumula l'incertezza
Whisky, sigarette, motociclette e calcio. Anche la Fifa è condannata a fare il dribbling sui dazi e contenere gli effetti del ‘Liberation Day’. Le nuove politiche fiscali di Donald Trump negli Stati Uniti rischiano di rovinare i piani di Gianni Infantino per la prima edizione del nuovo Mondiale per Club allargato a 32 squadre.
Era lo scorso marzo quando il presidente del massimo organismo internazionale – prima che scoppiasse la guerra commerciale tra Usa e il resto del mondo – si presentò alla Casa Bianca mostrando a ‘The Donald’ il trofeo della Coppa del Mondo per Club. Infantino tirò fuori una chiave d’oro con cui ha aperto, tra lo stupore dello stesso Trump, quello scrigno a 24 carati, un disco placcato d’oro che rappresenta le posizioni approssimative dei pianeti al momento della fondazione della Fifa, sabato 21 maggio 1904 a Parigi e della partita di apertura del torneo il 14 giugno 2025 a Miami.
Trump si congratulò con Infantino esaltando la magnificenza del torneo ma tutti quei sorrisi sembrano essere svaniti di colpo nel nulla. Secondo quanto scrive il Guardian, infatti, la Fifa sta affrontando complesse trattative con le autorità statunitensi dopo non essere riuscita a ottenere esenzioni fiscali per i 32 Club partecipanti. L’organo di governo mondiale aveva annunciato proprio a marzo un ingente montepremi per il torneo, pari a 1 miliardo di dollari (754 milioni di sterline), di cui 125,8 milioni di dollari per i vincitori. Tuttavia, senza accordi fiscali, i Club potrebbero ritrovarsi con decine di milioni di dollari da pagare alle autorità fiscali statunitensi, oltre alle imposte dovute nei rispettivi Paesi di origine.
Sarebbe un brutto colpo per l’immagine stessa della Fifa che ha speso tutte le sue energie e parecchie risorse per ‘imporre’ ai Club un torneo invogliando a partecipare con l’allettante prospettiva economica, per tutti i partecipanti, di fare cassa. La Fifa ha ottenuto esenzioni da una serie di tasse per le partite della Coppa del Mondo 2026 negli Stati Uniti, con le nazioni partecipanti esentate da molte tasse comunali, statali e sulla vendita dei biglietti. Ma con il calendario della Coppa del Mondo per Club predisposto con un preavviso più ravvicinato, non è stata in grado di ottenere un’esenzione simile.
La Fifa sta da giorni facendo pressing e insistendo per una soluzione che garantisca a tutti un trattamento equo. Si ritiene fiduciosa di riuscirci, avendo compiuto grandi sforzi negli ultimi mesi. E non è dunque un caso che Infantino abbia incontrato Trump già due volte, non limitandosi solo a quella istituzionale per ‘presentare’ il trofeo. La stessa federazione calcistica internazionale ha rifiutato di commentare ma fonti a conoscenza delle trattative hanno affermato che sta supportando i Club concorrenti nel rispetto delle normative fiscali statunitensi. Una ‘partita’ non semplice da vincere.
L’obiettivo è non ridimensionare un torneo ricchissimo sotto ogni profilo, e non solo per la presenza delle migliori star del pianeta calcio. E soprattutto la Fifa ci tiene a non sfigurare, anche in prospettiva del Mondiale del prossimo anno. Proprio in questi giorni la Fifa ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Bank of America, che sarà l’Official Bank Sponsor della Coppa del Mondo.
Per Bank of America si tratta del più grande investimento in ambito sportivo della sua storia e per la Fifa l’accordo rappresenta anche un riconoscimento a livello etico. Nell’ultimo decennio Bank of America si è infatti concentrata sulla crescita responsabile, dai forti valori etici, e anche per questo motivo l’accordo appena raggiunto segna un’importante pietra miliare per la Fifa che reinveste le sue entrare in un’ampia gamma di programmi di sviluppo del calcio. Etica e denaro dunque come formidabile coppia d’attacco di una Fifa pronta a presentare il nuovo maxi-torneo a peso d’oro, possibilmente senza farsi beffare dalla guerra dei dazi.
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