La premier: "Danneggeranno sia Ue che Usa. Difficile valutare l'impatto sul Pil"
La premier Giorgia Meloni è tornata a parlare dei dazi imposti dal presidente americano, Donald Trump, definendo la scelta dell’amministrazione americana “una decisione assolutamente sbagliata”. Le parole della presidente del Consiglio sono arrivate in occasione degli incontri con le categorie economiche sul tema delle tariffe, sottolineando che “le economie delle Nazioni occidentali sono fortemente interconnesse, politiche protezionistiche così incisive finiranno per danneggiare l’Europa quanto gli Stati Uniti“.
Meloni, che volerà a Washington il 17 aprile per parlare direttamente con il presidente americano, ha osservato come “Europa e Stati Uniti contano sulla relazione economica più integrata al mondo, rappresentano, insieme, quasi il 30% degli scambi mondiali di beni e servizi e il 43% del PIL mondiale. Sono economie che si completano a vicenda, come dimostra il fatto che nel 2023 la UE ha registrato sul fronte dei beni un surplus della bilancia commerciale di 157 miliardi e sul fronte dei servizi un disavanzo di 109 miliardi”.
Dazi particolarmente penalizzanti per Italia, con Usa surplus 40 mld
Secondo la presidente del Consiglio “qualsiasi ostacolo agli scambi internazionali è penalizzante in particolare per una Nazione come l’Italia, che ha una lunga tradizione di commercio con l’estero e può contare sulla grande forza del Made in Italy“. Meloni, definita da Der Spiegel, l’arma segreta’ dell’Ue per trattare con Trump, ha poi ricordato che “al momento il surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti si aggira intorno ai 40 miliardi di euro, 38,8 per la precisione nel 2024”. “Dunque, dazi tra economie equivalenti, per noi, non sono mai una buona notizia”, ha sottolineato.
Difficile valutare con precisione impatto su Pil
Giorgia Meloni ha poi parlato dei possibili effetti prodotti dai dazi americani, spiegando che “a monte è molto difficile valutare con precisione quali saranno le conseguenze effettive prodotte da questa nuova situazione sul nostro Pil”. “Ho la certezza che il panico e l’allarmismo che si stanno generando rischiano di fare molti più danni della misura in sé”, ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia.
Meloni ha sottolineato come l’introduzione di dazi può ridurre la quota di export “ma non la azzera ed è oggettivamente presto per quantificarne l’effetto e per capire quanto i nostri prodotti saranno effettivamente penalizzati”. Tra l’altro dobbiamo considerare che un dazio alla frontiera del 20% non si traduce in un costo del 20% per il consumatore americano, poiché ci sono diverse intermediazioni che possono assorbire quella percentuale, inoltre “buona parte dell’export italiano la forza della nostra esportazione non è data tanto dalla competitività del prezzo, quanto dalla qualità del prodotto stesso”. D’altra parte, per la premier “bisogna tenere conto che una politica protezionistica generale americana può impattare sull’Italia anche indirettamente, probabilmente anche più di quanto impattano i dazi”, ad esempio, all’esportazione di automobili tedesche negli Stati Uniti, che sono in buona parte prodotte grazie alla componentistica italiana e “quindi non va fatta una valutazione solo del peso che carica il dazio diretto ma anche delle triangolazioni che i dazi imposti in generale produrranno”.

Per imprese 32 mld da Pnrr, Fondi coesione e Piano clima
In attesa dell’incontro col tycoon e di eventuali negoziati commerciali, il governo ha però pensato ad immediate contromisure per sostenere le imprese colpite dai nuovi dazi americani. Secondo quanto si apprende, le cifre messe in campo dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono “quattordici miliardi del Pnrr che possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività, più 11 miliardi di euro dei Fondi di coesione possono essere riprogrammati a favore delle imprese”. A questa dotazione di 25 miliardi, si aggiungerebbero fino a 7 miliardi del Piano Sociale per il Clima.
“Abbiamo individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano e della sua prossima revisione circa 14 miliardi di euro – ha spiegato la premier – che possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività”. “Una ulteriore opportunità che intendiamo cogliere – ha sottolineato – è quella della revisione della politica di coesione che la scorsa settimana è stata approvata dalla Commissione su proposta del vicepresidente Fitto”. L’Italia ha 75 miliardi di euro (42,7 europei, gli altri cofinanziamenti nazionali) da spendere fino al 2029 distinti in 26 miliardi di euro assegnati ai programmi nazionali e 43 ai programmi regionali, in questo ambito – ha aggiunto – circa 11 miliardi di euro possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti. Anche in questo caso la riprogrammazione deve essere definita d’intesa con la Commissione Europea”. Meloni ha quindi spiegato che “in questi mesi stiamo poi programmando, è infatti in corso una consultazione pubblica, il Piano Sociale per il Clima, con una dotazione UE di 54 miliardi (2026–2032), che prevede per il nostro Paese circa 7 miliardi di euro complessivi, destinato a ridurre i costi dell’energia per famiglie e microimprese, attraverso misure per compensare i costi logistici e incentivare le tecnologie pulite”.
“Negoziato con Usa per azzerarli, no Italia a escalation”
La linea dell’Italia è per un negoziato che punti alla formula ‘zero per zero’ mentre non avrebbe supportato una escalation. È quanto ha sottolineato, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione degli incontri con le categorie economiche sul tema dazi. Meloni ha ricordato che “si è riunito ieri con il ministro Tajani il Consiglio dei Ministri del Commercio per valutare come rispondere anche alla misura complessiva del 20% dei Dazi”, evidenziando che “in ogni caso ora l’Ue si è assestata su una reazione che io considero propedeutica ad una trattativa non escalatoria”. “Se invece la posizione fosse stata quella di una escalation – ha aggiunto – l’Italia non l’avrebbe supportata. La sfida da esplorare è invece quella che l’Italia è stata tra le prime nazioni a promuovere, e che anche la Presidente von der Leyen lo ha ribadito ieri, ovvero la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula ‘zero per zero'”. “In questo – ha aggiunto – mi pare che ci sia da parte della presidente della Commissione e da parte del Commissario al Commercio che sta trattando una disponibilità”. Per Meloni questo è un negoziato “che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me”.
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