Nel calcio in Italia non c'è partita più complicata che quella di realizzare un impianto ex novo
Disegnati, progettati, sognati ma mai realizzati. E rimasti finora nel cassetto, nel migliore dei casi. Nel calcio non c’è partita più complicata che quella di realizzare uno stadio ex novo. Un’impresa spesso impossibile, come testimoniato dagli stessi impianti italiani che fanno da palcoscenico ai principali campionati di calcio nazionali. Sono sempre gli stessi da decenni quelli che vengono utilizzati, anche per le grandi manifestazioni. E nemmeno gli Europei di calcio del 2032, che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia, saranno occasione per progettarne di nuovi. Al massimo verranno ristrutturati con operazioni di restyling. Andrea Abodi, ministro dello Sport e delle Politiche giovanili, giorni fa, incalzato sulla situazione degli stadi nostrani, ha confermato che sono già stati confermati tre dei cinque impianti che ospiteranno le gare della rassegna: Roma (Stadio Olimpico), Milano (San Siro, in qualsiasi versione) e Torino (Allianz Stadium) sono un punto fermo, mentre gli altri due verranno scelti nel 2026, tra cui il ‘Maradona’ di Napoli. In lizza anche il Franchi (Firenze), il San Nicola (Bari), il Bentegodi (Verona), il Dall’Ara (Bologna), il Ferraris (Genova) e il nuovo stadio del Cagliari attualmente in fase di progettazione.
Roma, dal nuovo stadio alla riqualificazione del Flaminio
Tante le ‘rivoluzioni’ promesse e non mantenute o ancora in fase embrionale che avrebbero potuto cambiare il calcio italiano, schiacciate da burocrazie e ricorsi. Quello della Roma è probabilmente uno degli stadi mai realizzati più celebri. L’ex presidente James Pallotta voleva ricreare a Tor di Valle un nuovo ‘Colosseo’ calcistico. E anche oggi nonostante una diversa proprietà e una nuova ubicazione, i giallorossi non sono riusciti a posare la prima pietra. I Friedkin lo scorso luglio presentarono in Comune con l’allora Ceo, Lina Souloukou, il progetto dell’impianto a Pietralata: disegno avveniristico, capienza da 55 a 62mila posti, obiettivo 2027 (con 7 mila posti utilizzabili su richiesta per specifici eventi e per ospitare sponsor internazionale) con una intera area riqualificata. Al momento è tutto in stand by e già il Comitato per il no si è fatto avanti con una serie di iniziative per scendere in campo e bloccare il progetto. Sempre nella Capitale è ancora in ballo il destino dello stadio Flaminio (abbandonato dal 2011) per la cui riqualificazione ha puntato il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che intende farne lo stadio dei biancocelesti. Per riuscire nell’impresa lo stadio dovrebbe arricchirsi di un altro anello, appoggiato sulla base del Flaminio per permettere alla struttura di raddoppiare i posti a disposizione che diventerebbero 50mila. Prevista anche la copertura completa delle gradinate e nuovi parcheggi. La Lazio sarebbe pronta ad investire 250 milioni di euro per trasformare il sogno in realtà. Ma la Fondazione Nervi ha annunciato più volte di fare ricorsi se l’impianto verrà snaturato. Si va avanti tra discorsi informali e incontri privati.
Gli stop della burocrazia per il nuovo stadio della Fiorentina e il Castellani di Empoli
Nella ‘telenovela stadio’ c’è anche quello della Fiorentina e dell’Artemio Franchi che sta subendo un restyling dopo che Rocco Commisso, patron dei Viola, ha dovuto fare i conti con la burocrazia italiana che ha bloccato ogni lavoro e bocciato ogni soluzione, rendendo impossibile il nuovo stadio. Tra discorsi informali e incontri privati, appare quanto mai difficile, se non impossibile, terminare i cantieri a fine 2026. Per questo il governo ha prorogato la scadenza al 2028. Ma si gioca tutto anche sulla capienza. In Toscana c’è stato il celebre nodo Castellani. L’impianto dell’Empoli doveva rappresentare tutta la voglia e la forza di una società che ogni anno investe sui giovani e punta sempre a far meglio. Eppure il tempo ha logorato l’entusiasmo del presidente Corsi di rinnovare l’impianto adattandolo ai grandi stadi inglesi.
Le sfide di Cagliari, Bologna, Genova e Napoli
Braccio di ferro anche a Cagliari per il nuovo impianto. C’è stato un accordo di programma con cui sono stati stanziati 50 milioni di euro per la realizzazione ma i risultati ancora non si vedono tra i verbali che certificano le osservazioni dell’assessorato all’ambiente e nuovi incontri tra club, Comune e Regione. Nella morsa della burocrazia anche il restyling del Dall’Ara di Bologna. Lo scorso aprile la giunta di Palazzo d’Accursio ha licenziato la delibera per il via libera al procedimento urbanistico per l’approvazione del progetto definitivo di ristrutturazione. L’iter amministrativo non è ancora stato completato, così come quello per la realizzazione dell’impianto provvisorio nella zona nord della città. I tempi? L’estate 2025 è il periodo identificato dallo stesso Bologna come quello per la posa della prima pietra. A Champions League già passata. E mentre il Genoa tende la mano alla Samp (“Auspichiamo aderisca alla nostra offerta per lo stadio”), a Napoli si rischia di perdere gli Europei del 2032 se non si troverà un accordo tra le parti, ovvero tra il sindaco Manfredi e il patron dei partenopei De Laurentiis. Una fotografia perfetta di quello che si vive in Italia quando si menziona la parola stadio.
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