Dalla prossima stagione andrà in onda in seconda serata sabato e lunedì

C’era una volta la domenica del pallone. Radiolina, schedina per seguire le partite in contemporanea nel pomeriggio e, poi, tutti in attesa di ’90° Minuto’ per vedere i gol della giornata. Segni di un calcio che è cambiato nel corso del tempo, adeguandosi alle esigenze delle tv. Una rivoluzione iniziata 31 anni fa che ha cambiato progressivamente le abitudini degli italiani. Ultimo tassello di questa rivoluzione l’addio a ’90°Minuto’. Non un addio definitivo, ma uno spostamento nel palinsesto.

La famosa trasmissione Rai ideata da Maurizio Barendson e Paolo Valenti, che ne è stato anche uno dei principali conduttori insieme a Gian Piero Galeazzi, Fabrizio Maffei, non andrà più in onda di domenica, ma in seconda serata sabato e lunedì. Un vero e proprio cambiamento epocale che arriva proprio nel 70esimo anniversario dalla nascita della televisione italiana.

‘Novantesimo Minuto’, questo il primo titolo della trasmissione nata nel 1970, ha raccontato tante pagine della storia della Serie A: dagli storici scudetti di Lazio, Torino, Verona, Sampdoria, ai più ‘tradizionali’ campionati vinti da Juventus, Inter e Milan. Ma non solo. Come dimenticare le immagini dell’auto della polizia che, il 23 marzo 1980, entrava sulla pista dello stadio d’atletica dello stadio ‘Olimpico’ al termine di Roma-Perugia. Non per un’escursione, non per sedare violenze tra tifosi, ma il momento simbolo dello scandalo scommesse che colpì il calcio italiano. E ancora. La lettura della schedina, le immagini delle partite di Serie B. E poi gli iconici inviati come Tonino Carino, Gianni Vasino, Carlo Nesti ed Ennio Vitanza. Volti che col tempo sono diventati di famiglia, invitati domenicali per raccontare quelle domeniche che avevano qualcosa di speciale, di magico. Senza ’90°Minuto’ non sarà più domenica, o almeno, non sarà più la domenica del pallone. 

 Maffei:  “90° minuto? Non aveva senso continuare trasmissione sul niente”

 L’addio di ’90° minuto’ alla domenica “è un cambio epocale ma rientra nella logica delle cose. E’ una scelta che la Rai ha fatto giustamente. Ormai il contenuto di ’90° minuto’ era ridotto davvero al minimo sindacale, e quindi non aveva nessun senso continuare a fare una trasmissione sul niente”. Così a LaPresse il giornalista Fabrizio Maffei, storico conduttore su Rai1 di ’90º minuto’, ruolo che ereditò da Paolo Valenti dopo la sua morte e che condusse dal 1990 al 1992 e successivamente dal 1999 al 2003.

“Credo che la Rai adesso inventerà nuovi spazi coniugati agli eventi che verranno organizzati e calendarizzati e in base alle partite che ci saranno creerà degli spazi adeguati – aggiunge -. Per quanto riguarda 90° minuto è davvero finita un’epoca. Non è che la trasmissione aveva bisogno di un cambiamento, è la nuova programmazione del calcio che lo ha imposto fino alla chiusura. Il calcio ‘spezzatino’ non giovava a ’90 minuto’ che per anni è stato il primo e unico appuntamento per vedere tutti i gol della Serie A. Il cambiamento dunque è vecchio e datato, ecco perché per certi versi non sono sorpreso dalla decisione della Rai costretta all’innovazione. Perché quando hai tre partite da poter far vedere, e non sono neanche delle più interessanti, credo non abbia senso pagare i costi dei diritti per trasmettere quel poco di un programma che era l’appuntamento più seguito della televisione legata allo sport e al calcio in particolare”.

Per Maffei la nostalgia c’è “di quei tempi, di quella Rai e di quei personaggi” e non si potrà mai tornare indietro “se questo è il calcio di oggi con partite in varie orari dal venerdì al lunedì. Si è persa tutta quella sacralità? Il mood mi dice di sì, prima c’era una abitudine, era un appuntamento sacrale, la domenica degli italiani era scadenzata in appuntamenti fissi, c’era la Santa Messa, il pranzo domenicale con i genitori, prima del pranzo la sosta alla pasticceria, poi si andava allo stadio e dopo di corsa a casa per veder ’90° minuto’. Ricordo i tempi con Paolo Valenti che non dava nemmeno tutti i risultati del pomeriggio, o meglio li dava tutti meno quella relativa alla partita che la Rai trasmetteva dalle 19.15 alle 20 prima del Tg. E Valenti di quella partita diceva ‘Non anticipiamo il risultato finale per non rovinare la visione'”.

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