La sfida Messi-Mbappé passerà alla storia ma non basta a dimenticare le polemiche sui lavoratori morti e il mancato rispetto dei diritti

Il finale perfetto nell’edizione più discussa. Il Mondiale di calcio in Qatar 2022 si chiude con una partita che passerà alla storia tra Argentina e Francia e una spettacolare sfida nella sfida tra Leo Messi e Kylian Mbappé, con la stella transalpina che firma una tripletta ma che alla fine deve inchinarsi alla ‘Pulce’, autore di una doppietta.

Ma non è solo lo spettacolo sportivo a tenere banco. Lontano dal campo, il Mondiale è stato preceduto e accompagnato da roventi polemiche: dalle ombre della corruzione sull’assegnazione, allo spostamento della rassegna iridata nei mesi invernali, fino ai diritti umani calpestati nel Paese arabo. Alla fine non è stato un ritorno da poco per il Qatar, che ha speso circa 200 miliardi di dollari per organizzare l’evento più prestigioso del calcio dimostrando di fatto l’efficacia del cosiddetto ‘sportswashing’, termine che si riferisce a paesi o organizzazioni che cercano di usare lo sport per riparare i danni alla propria reputazione. Dopo le critiche diffuse sulla situazione dei diritti umani e sul trattamento dei lavoratori migranti prima dell’evento, l’attenzione si è spostata poco alla volta sul calcio giocato fino allo straordinario epilogo di ieri.

“Era sembrato inevitabile che la conversazione si spostasse sempre più sul calcio una volta iniziato il torneo, ma le questioni relative ai diritti umani non sono mai scomparse e continueranno ad essere sollevate molto tempo dopo il torneo”, ha detto Steve Cockburn, responsabile della giustizia economica e sociale presso Amnesty International, all’Associated Press. Secondo Amnesty, sono migliaia i lavoratori migranti morti “improvvisamente e inaspettatamente” in Qatar negli ultimi dieci anni. Il mese scorso Hassan al-Thawadi, il segretario generale del Comitato supremo per la consegna e l’eredità del Qatar, ha dichiarato che tra 400 e 500 persone sono morte durante la preparazione del torneo. Il Comitato in seguito ha precisato che si riferiva ai decessi legati al lavoro dal 2014 al 2020, non specificamente per la Coppa del Mondo. La Fifa, dal suo canto, deve fronteggiare il pressing per la creazione di un fondo di compensazione per le persone colpite e per la realizzazione di un centro per i lavoratori migranti a Doha: i progressi su entrambe le questioni rimangono poco chiari. “Il Qatar vuole essere un hub per gli eventi sportivi e culturali globali, quindi dovrebbe sapere che il controllo continuerà”, ha affermato Cockburn, per il quale “ospitare la Coppa del Mondo ha attirato molta più attenzione sul trattamento dei lavoratori migranti in Qatar e nel resto del Golfo di quanto sarebbe stato altrimenti, così come sulla responsabilità di organismi sportivi come la Fifa”.

Altre questioni sono invece legate al trattamento riservato ai membri della comunità Lgbtq+ in Qatar, dove l’omosessualità è un reato. I capitani di sette nazionali europee, tra cui Inghilterra e Germania, avevano pianificato di indossare bracciali multicolori ‘One Love’ per promuovere l’inclusione e la diversità, ma hanno fatto marcia indietro quando la Fifa ha minacciato di sanzionare con cartellini gialli i giocatori coinvolti, affermando che si trattava di una violazione dei suoi regolamenti. Non è chiaro se tale decisione sia stata presa sotto la pressione del governo del Qatar, ma ha alimentato la sensazione che il paese musulmano conservatore stesse ospitando la Coppa del Mondo alle sue condizioni. C’è stato anche un improvviso divieto di vendita di birra negli stadi due giorni prima della partita inaugurale: di fatto, un’inversione a U rispetto all’accordo con il Qatar per il torneo. Per il presidente della Fifa, Gianni Infantino, quella in Qatar 2022 è stata comunque la “miglior Coppa del mondo di sempre”. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata