Nessuna indicazione dall'associazione dei 20 club di serie A dopo un'assemblea inconcludente
Nulla di deciso. Il calcio resta ancora in stand by, in attesa di intravedere uno spiraglio nel quale cercare di imbastire un programma per portare a termine la stagione. L'associazione dei 20 club di A, riunita ieri in assemblea, di fatto non ha potuto dare alcune indicazioni limitandosi a fare ipotesi e comunicare che sta "seguendo l'evoluzione dello scenario in stretto coordinamento con la Uefa, la Figc e l'Eca". È stata solo confermata la volontà di portare a termine la stagione e di tornare a giocare, senza correre rischi, "solo quando le condizioni sanitarie e le decisioni governative lo consentiranno", il che significa che serviranno ancora settimane per orientarsi e trovare un modo. Sul tavolo si è comunque valutata l'ultima ipotesi avanzata dal presidente della Figc, Gabriele Gravina che non esclude la possibilità di fare slittare il campionato comgelato anche a settembre e ottobre accavallandosi di fatto con la stagione successiva. Questo per evitare contenziosi legali che renderebbero impossibile un avvio chiaro e regolare della stagione 2020-21.
Il confine è proprio quello sulla data limite, punto sul quale Figc e Uefa hanno oggi trovato la sponda anche della Fifa pronta ad una estensione 'indefinita' della stagione 2019-20 in tutto il mondo, consentendo all'autorità calcistica di ciascun paese di stabilire quando terminare i campionati. L'organo del governo calcistico mondiale potrebbe modificare anche le date della finestra del trasferimento estivo e questo consentirà estensioni del contratto per i giocatori i cui accordi scadranno il 30 giugno. I piani, che saranno probabilmente rivelati nelle prossime 48 ore, offriranno dunque la massima flessibilità. Una mossa che arriva dopo che l'Uefa si è impegnata a far terminare la stagione in corso e il presidente, Aleksander Ceferin, ha chiarito che la data di scadenza del 3 agosto per completare tutte le partite in sospeso non è una deadline ipotizzando dunque un ulteriore allungamento dei tempi.
Sulla ripresa del calcio e dello sport in generale è intervenuto oggi anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: "Sarebbe ingiusto e scorretto che parlassi solo del calcio e non anche degli altri sport. Non abbiamo ancora contezza precisa di quando terminerà questa emergenza. In questo momento ci sono due scuole di pensiero: la prima che vuole assolutamente giocare, la seconda che non si torni a giocare. La soluzione migliore in questa fase è uno stop allo sport, ci mancherebbe che non fosse così oggi, vista la situazione critica nel nostro Paese e non solo. Bisogna poi fare una la distinzione tra lo sport individuale e quello di gruppo. Oggi non si può giocare, domani lo si potrebbe fare, con un enorme punto interrogativo. E' lecito pensare oggi alle tempistiche e le condizioni per poterlo fare, l'importante è che non ci sia esasperazione nelle scelte". Ma per il calcio il tempo stringe sempre di più e le possibilità di riprendere potrebbero sempre più ridursi. C'è poi anche il rischio di una ripresa con l'emergenza non del tutto superata. "Qualora si riparta, ci sarà un periodo di riatletizzazione obbligatorio che farà da cuscinetto. Chiaramente c'è il rischio di una recrudescenza del contagio, ma alla luce di questo è stato stipulato un protocollo sanitario molto rigido qualora ci fossero delle ricadute nel mondo dello sport e del calcio. Si potrà ricominciare a giocare solo se è preservata in maniera assoluta la salute degli atleti e dei tecnici", ha sottolineato Malagò.
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