Juve apripista su taglio stipendi ai giocatori
Ora si aspettano gli altri club . l'accordo raggiunto alla Juventus con Sarri e giocatori sul taglio degli stipendi – definito dal presidente Figc Gabriele Gravina un esempio per tutto il sistema – ha aperto una breccia in uno dei fronti più caldi della battaglia che sta combattendo il mondo del pallone. Le priorità restano le misure per fronteggiare e contenere gli effetti di una crisi dai contorni sempre più drammatici: in questo senso, domani potrebbe essere una giornata importante perché l'Assocalciatori dovrebbe dare una risposta al piano presentato dalla Lega Serie A sulle decurtazioni da applicare. Se la Juve ha anticipato i tempi agendo da sé con una trattativa chiusa con fumata bianca (e un risparmio di circa 90 milioni), non è escluso che i tagli possano essere personalizzati a seconda delle situazione dei club. Il sindacato guidato da Damiano Tommasi vuole vederci chiaro sulle perdite reali delle società e propone sforbiciate 'light', chiedendo distinzioni tra ingaggi plurimilionari e 'umani' (Serie B e Serie C).
Come non sta accadendo al Barcellona, dove la questione – dopo il 'no' di Messi e compagni – si trascinerà al Dipartimento del lavoro della Catalogna. Fortunatamente in casa Juve non si è arrivati a tanto. "Ci siamo parlati, sapevamo che in qualsiasi momento la pandemia avrebbe potuto peggiorare e che avrebbe avuto ripercussioni anche sui nostri guadagni", ha raccontato il bianconero Douglas Costa a Estadio Interativo. "Ne siamo consapevoli, è una cosa che riguarda tutte le squadre. Il club non è da biasimare, non è responsabile del virus. Nessuno – ha aggiunto – aveva la sfera di cristallo per prevedere quello che sarebbe accaduto, che tutti gli sport avrebbero dovuto fermarsi e non solo il calcio". E poi c'è, ovviamente, la spinosa questione della ripresa dell'attività.
Con il trascorrere dei giorni, la speranza di rivedere in campo le squadre ad inizio maggio sembra affievolirsi.
Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, ormai, definisce lo scenario del 3 maggio "irrealistico". Inoltre, in un'intervista a 'Repubblica', spiega che domani proporrà "di prorogare per tutto aprile il blocco delle competizioni sportive di ogni ordine e grado. Ed estenderò la misura agli allenamenti, sui quali non eravamo intervenuti perché c'era ancora la possibilità si tenessero le Olimpiadi". Alla Lega Serie A non è piaciuto il passaggio dell'intervista riferito al mondo del calcio ("Le grandi società – le parole del ministro – vivono in una bolla, al di sopra delle loro possibilità, a partire dagli stipendi milionari dei calciatori. Devono capire che niente dopo questa crisi potrà più essere come prima").
"Ritengo non sia il momento di fare polemiche e demagogia", ha replicato il presidente Paolo Dal Pino. "I numeri parlano da soli e – ha aggiunto – non serve aggiungere altro per evidenziare il ruolo della Lega Serie A a sostegno del calcio di base e indirettamente di tutto lo sport italiano". Se giorno dopo giorno, di fronte ai numeri drammatici dell'emergenza, il partito di chi vede sempre più difficile una ripresa del campionato si allarga ("Non penso che si arriverà ad un finale di campionato, ci saranno delle responsabilità molto importanti da prendere e non sarà facile trovare una soluzione che vada bene per tutti", ha dichiarato a Radiorai l'ex difensore di Juventus e Nazionale Claudio Gentile) la ferma volontà dei vertici e dei protagonisti del pallone resta quella di dare una conclusione alla stagione, giocandosi tutte le carte a disposizione. A costo di arrivare a giocare ad agosto, come suggerisce Filippo Inzaghi, dominatore del campionato di Serie B con il suo Benevento. In sostanza, una corsa contro il tempo.
"Parlare di calcio è difficile, noi abbiamo fatto tutti un passo indietro rispetto alla salute, che è la priorità più grande. Nel momento in cui tutto finirà noi vogliamo ricominciare a giocare, sarebbe la cosa più giusta", ha dichiarato il tecnico a Sky Sport.
"Tutti vogliamo finire quello che abbiamo iniziato 8 mesi fa, i campionati vanno terminati. Sarebbe la soluzione migliore per evitare equivoci ed evitare che qualcuno subisca dei danni". 'Superpippo' ha assicurato che "siamo pronti a giocare a giugno, luglio e agosto: vogliamo finire questo campionato, qualsiasi altra decisione penalizzerà qualcuno. Si andrà nei tribunali, qualche società scomparirà, per cui – ha avvertito – il calcio rischierebbe di perdere due anni, non due mesi. Per il bene di tutto il sistema si deve giocare. Le vacanze le abbiamo fatte in questo periodo. Abbiamo disputato quasi 30 partite, ci manca poco per finire, magari – ha aggiunto l'ex attaccante – giocheremo ogni tre giorni, per la regolarità del campionato e per i sacrifici di tutti". Al momento, però, è arduo anche solo capire quando si potranno riprendere gli allenamenti. Qualche presidente vorrebbe provare ad adottare la strategia della Bundesliga, con allenamenti inizialmente 'ristretti' a coppie, limitando i contatti per prevenire il più possibile il rischio contagio. E' il caso del Borussia Dortmund dell'ex juventino Emre Can, che da domani riprende l'attività. In Italia, ora, certezze non ce ne sono: la quarantena del pallone continua.
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