Il 'Derby d'Italia' nel corso di un secolo e più si è giocato non solo sul campo, ma anche al telefono o negli uffici dei proprietari delle due società
"Noi non siamo la Juve", hanno scritto i tifosi dell'Inter ad Antonio Conte dandogli il benvenuto a modo loro. Ma è davvero strano il destino del club nerazzurro, che nella sua lunga storia fatta di successi e delusioni si è spesso affidata a giocatori e allenatori provenienti dagli 'odiati' rivali di Torino. Da Trapattoni a Lippi, da Anastasi a Ibrahimovic: non sempre chi ha percorso l'A4 in direzione Milano ha poi ottenuto gli stessi successi, mentre spesso chi è stato 'scaricato' dai nerazzurri per passare alla Juve si è poi rivelato una pedina fondamentale per i successi bianconeri. Insomma il 'Derby d'Italia' nel corso di un secolo e più si è giocato non solo sul campo, ma spesso anche al telefono o negli uffici dei proprietari delle due società.
Per quanto riguarda gli allenatori, Conte è solo l'ultimo di una serie di tecnici arrivati all'Inter dopo un passato di trionfi alla Juve. L'unico però capace di riuscire a vincere sia a Torino che a Milano è stato Giovanni Trapattoni. Dopo oltre un decennio alle dipendenze dell'Avvocato, dopo aver portato la Juve a vincere tutto in Italia e nel Mondo a cavallo fa gli anni Settanta e Ottanta, il Trap nel 1986 si trasferisce all'Inter dove rimane fino al 1991 vincendo lo Scudetto 'dei record' nel 1989 e una Coppa Uefa nel 1991. Dopo di lui, prima Marcello Lippi, poi Claudio Ranieri e infine Gian Piero Gasperini (alla Juve ha allenato la Primavera, ndr) non hanno avuto la stessa fortuna. In particolare burrascoso fu il rapporto di Lippi con i colori nerazzurri, con il tecnico viareggino che dopo l'esonero tornò proprio alla Juve per aprire un altro ciclo vincente.
Non meno lunga e prestigiosa anche la lista di giocatori che nel corso degli anni sono passati dalla Juve all'Inter, anche qui con alterne fortune. Nel 1976 fece rumore la cessione di Pietro Anastasi in cambio di Roberto Boninsegna, a trarne maggior fortuna fu la Juve che vinse lo Scudetto grazie ai gol di Bonimba mentre Pietruzzu all'Inter iniziò la sua parabola discendente. Decisamente più fortunata la parentesi di Tarcisio Burgnich, che dopo uno Scudetto alla Juve vinse poi tutto con la Grande Inter di Helenio Herrera. Negli anni ottanta, un Marco Tardelli ormai a fine carriera passò dalla Juve all'Inter senza ripetere gli stessi successi in bianconero. Ma fu negli anni '90 che l'autostrada A4 fu molto trafficata in direzione Milano: da Roberto Baggio, a Totò Schillaci, da Paulo Sousa ad Angelo Peruzzi fino a Cristian Vieri. Anche in questi casi, però, a vincere continuò la Juventus.
All'inizio degli anni 2000 rimase celebre la cessione del portiere uruguaiano Fabian Carini dalla Juve all'Inter, in cambio di… Fabio Cannavaro. Inutile dire che il difensore napoletano vinse due Scudetti con la Juve (poi revocati, ndr) prima di alzare al cielo di Berlino la Coppa del Mondo con la Nazionale e successivamente il Pallone d'Oro. Uno spartiacque nei rapporti fra Inter e Juve è rappresentato da Calciopoli, con i nerazzurri che 'saccheggiarono' i bianconeri retrocessi strappando sia Zlatan Ibrahimovic che Patrick Vieira per aprire un ciclo di successi sotto la guida di Roberto Mancini. In quella Juve ci fu, però, anche chi disse di no all'Inter per restare in B con i bianconeri: Pavel Nedved.
Allenatore, giocatori, ma anche dirigenti. Sì, perché il nuovo ciclo dell'Inter di Conte si può dire sia iniziato con l'arrivo di Beppe Marotta. L'artefice, con Fabio Paratici, degli straordinari successi della Juve del post Calciopoli, proverà a ripetere all'Inter lo stesso percorso. E dire che una parabola simile l'avrebbe potuta compiere anni prima niente meno che 'l'odiatissimo' Luciano Moggi che non è un mistero fu a lungo e invano cercato dall'allora presidente nerazzurro Massimo Moratti.
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