Il difensore del Napoli espulso all'80' per un applauso all'arbitro Mazzoleni, è stato bersagliato dai "buuu" per tutta la gara. I nerazzurri lo difendono con un tweet. Ancelotti: "La prossima volta ce ne andiamo". Gravina: "Sabato comunque si gioca"
"Chi non comprende la storia dell'Inter fatta di integrazione, innovazione e futuro, non è con noi". L'Inter si dissocia dagli insulti razzisti a Koulibaly e lo fa con un tweet a poche ore dalla squalifica di due giornate del difensore del Napoli. "Dal 9 marzo 1908 Inter vuol dire integrazione, accoglienza e futuro – c'è scritto -. La storia di Milano è fatta di accoglienza, e assieme alla nostra città lottiamo per un futuro senza discriminazioni. Chi non comprende la nostra storia, questa storia, non è con noi".
Pochi minuti dopo la fine del match di mercoledì sera a San Siro, Carlo Ancelotti ai microfoni di Sky aveva commentato: "Il clima era un po' particolare. Koulibaly è un ragazzo serio e molto professionale. I cori razzisti lo avevano innervosito e ha fatto una cosa che non doveva fare. Ma, visto che nessuno stabilisce dopo quanti cori razzisti la partita va sospesa, la prossima volta ci fermiamo noi e, se è il caso, usciamo dal campo. Poi non so cosa succederà: ci daranno partita persa…. Ma così avanti non si può andare". I cori razzisti di San Siro interista contro quello che è uno dei più forti (se non il più forte) difensori del mondo e che tutti gli interisti vorrebbero avere in squadra, hanno davvero rovinato una bellissima partita. C'erano stati almeno due avvisi lanciati dallo speaker, ma, all'80', il gigante franco-senegalese, non ha retto: fallo (non cattivo) su Politano in fuga sulla fascia destra e Mazzoleni gli mostra il giallo. Lui, si volta è applaude all'indirizzo dell'arbitro. Mazzoleni applica il regolamento e lo caccia dal campo, ma, di sicuro, non tiene conto di quello che è successo e, altrettanto sicuramente non ha applicato il regolamento che dice che, davanti ai buuu razzisti reiterati, la partita andrebbe sospesa.
Questo gli fa notare Carlo Ancelotti nel concitatissimo finale di partita con i giocatori del Napoli (Mario Ruis in testa) che circondano l'arbitro e non gliele mandano a dire. Mazzoleni è stato giustamente fiscale con Koulibaly ma è stato di manica larghissima con una parte del pubblico formata da cretini e odiosi razzisti.
Passa poco tempo e Koulibaly risponde con un bellissimo tweet: "Mi dispiace la sconfitta e soprattutto di aver lasciato i miei fratelli! Però sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: uomo"
Ma la questione, di certo, non è chiusa. Il Napoli si farà sentire e Ancelotti, che è uomo di parola, non ha detto quelle cose a caso. La prossima volta la sua squadra lascerà davvero il campo. Prima o poi dovrà succedere e, allora, una delle bugne più gravi del calcio italiano, il razzismo diffuso, verrà definitivamente allo scoperto.
Intanto, sul caso è intervenuto al telefono con LaPresse, Marcello Nicchi, presidente dell'Aia: "Cori razzisti? Non abbiamo niente da dire, c'è già tanta gente che parla a sproposito". E sulla richiesta di sospendere la gara da parte del tecnico azzurro Carlo Ancelotti e del procuratore federale Pecoraro, Nicchi ha replicato: "Lui faccia il procuratore, l'arbitro e gli addetti all'ordine pubblico fanno quello che devono fare".
Immediate le reazioni, a partire dal ministro degli Interni Matteo Salvini: "Non si può morire per una partita di calcio. Convocherò al Viminale i responsabili di tifoserie e società". Il sottosegretario ha aggiunto: "Il calcio, lo sport non possono essere causa o pretesto per violenza e razzismo. Serve una inversione di rotta". Il sindaco di Milano Beppe Sala, invece, si è subito "scusato" a nome della città nei confronti di Koulibaly. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina ha invece meditato per qualche ora di sospendere il campionato e rinviare le gare in programma sabato 29: "Alla fine abbiamo deciso di giocare" chiedendo però "grande fermezza" e "pene esemplari". Il numero 1 di via Allegri ha mandato anche un messaggio chiaro ai presidenti e ai dirigenti delle squadre: "E' ora di abbassare i toni".
Dice Calderoli: "Un morto, quattro accoltellati, altri feriti e viste le immagini degli scontri poteva andare anche peggio. Quanto accaduto ieri a Milano, ma anche quanto accaduto dentro lo stadio di San Siro con gli inaccettabili cori e fischi contro Koulibaly, è di una gravità inaudita. Come è stato gravissima l'aggressione de tifosi laziali al carabiniere a Trastevere dopo Lazio-Eintracht pochi giorni fa. La misura è colma, come ai tempi dell'uccisione di Raciti. Serve tolleranza zero verso i violenti, ovvio, ma serve anche un segnale per tutto il mondo del calcio: sabato fermiamo le partite, sospendiamo il campionato per un turno – aggiunge -. Prendiamoci un momento di pausa, tutti quanti. Perché non si può morire o venire accoltellati per una partita di calcio".
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