In corso un'indagine interna al club
Dal 2013 alla primavera 2018, i responsabili dell'area scouting del Psg hanno utilizzato criteri etnici nelle schede di valutazione dei giovani giocatori. E' la rivelazione di Mediapart, membro del consorzio European Investigative Collaborations, sulla base dei documenti di 'Football Leaks', secondo cui i moduli venivano utilizzati per valutare potenziali giovani acquisti. Informazioni confermate ad Afp da fonti vicine al club, il quale afferma che "un'indagine interna" è in corso. Fino alla primavera del 2018, la rete di osservatori del Psg stilava moduli per valutare i giovani giocatori che includevano la loro appartenenza etnica. La loro origine doveva essere indicata in 'francese', 'magrebina', 'delle Antille', 'africana'. Il 'social profiling' legato alla provenienza etnica è un'attività considerata illegale in Francia.
La polemica esplose internamente nel marzo 2014, spiega Mediapart, in relazione al caso di un talentuoso tredicenne di nome Yann Gboho, originario della Costa d'Avorio, poi andato al Rennes, che attirò l'attenzione degli scout mentre giocava con il Rouen, in Normandia. "Il Psg non voleva che reclutassimo giocatori nati in Africa, perché non si è mai sicuri della loro data di nascita", ha raccontato a Mediapart Serge Fournier, ai tempi osservatore del Psg per la Normandia. In un incontro del marzo 2014, uno dei responsabili dell'area scouting, Marc Westerloppe, sostenne che il Psg "aveva già troppi giocatori delle Antille e africani". Parole che provocarono l'indignazione degli altri partecipanti, come Pierre Reynaud, allora responsabile per il reclutamento di giovani nell'Ile-de-France: "Non dovrebbe essere una questione etnica, ma di talento", disse.
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