Francesco 'Ciccio' Graziani, ex attaccante tra le altre di Torino e Roma, racconta le fortissime emozioni vissute davanti alla grande impresa della squadra di Di Francesco contro il Barcellona
"Ho rischiato l'infarto…". Francesco 'Ciccio' Graziani, ex attaccante tra le altre di Torino e Roma, racconta le fortissime emozioni vissute davanti alla tv assistendo alla grande impresa della squadra di Di Francesco contro il Barcellona. "Non ho assistito alla fine della partita, non ce la facevo", ammette a LaPresse il tecnico che nel 1984, da giocatore, raggiunse con i giallorossi la finale di Coppa Campioni, poi persa contro il Liverpool ai rigori
Quanto credeva alla 'remuntada', Graziani?
"Poco. In cuor mio la speranza c'era, ma la realtà mi suggeriva di non farmi illusioni. La Roma si è complicata la vita al Camp Nou e tutto faceva presagire che ci sarebbe stato un altro grande dolore con l'eliminazione. Però, dentro di me, speravo nella soddisfazione di vincere almeno la partita. Invece, siamo andati oltre il miracolo".
Quando ha iniziato a credere che l'impresa fosse possibile?
"Ad un certo punto, sul 2-0, ho cominciato ad avere il cuore in fibrillazione. Ogni tanto scappavo, poi mi riaffacciavo a guardare uno spezzone di partita. Dopo il gol di Manolas sono definitivamente uscito di casa e non ho visto il resto dell'incontro. Ho detto a mia moglie 'richiamami quando è finita'. Ho rischiato l'infarto".
Dove iniziano i meriti di una grande Roma e dove i demeriti di un Barcellona irriconoscibile?
"In tutte le cose ci sono meriti e demeriti. All'andata si è visto che era un Barcellona tutto sommato battibile, anche perché due gol ce li siamo fatti da soli. Il risultato era troppo penalizzante. Ma ieri abbiamo azzeccato tutto. Il Barcellona era in una serataccia, forse ha sbagliato l'approccio. Ma dopo una serata così, quando si gioca la partita perfetta, si devono sottolineare solo i grandi meriti di chi ha vinto".
Cosa ha pensato quando ha visto Di Francesco optare per il 3-4-3?
"Che se c'era da rischiare qualcosa per avere una migliore fase d'attacco, allora era giusto. Il nostro ambiente tende a criticare Di Francesco quando le cose non vanno bene, poi quando realizza lo straordinario diventa subito un fenomeno. Non abbiamo equilibrio. Gli allenatori vengono giudicati solo per i risultati e questo è sbagliato.
I tifosi già sognano di pescare il Liverpool in semifinale
"Sono già agitato all'idea, mi piacerebbe da morire. Ci spero vivamente, sarebbe bello riviverla da tifoso. Metterebbe in condizione squadra e società di vendicare quella sconfitta"
Che differenze vede tra la Roma che sfiorò il tetto d'Europa e quella di oggi?
"Si parla di squadre totalmente diverse. Diversi i giocatori, diverse le epoche. Non si possono fare paragoni, è antipatico. Quella era una Roma forte, ma quella di oggi potrebbe ottenere risultati migliori, soprattutto in campionato. Se il cammino in Champions finora è stato meraviglioso, in Italia il piatto piange. È inconcepibile che questa squadra abbia così tanti punti di differenza dalle prime"
L'entusiasmo per la notte magica di Champions rischia di spostare un po' l'attenzione dalla rincorsa al terzo posto?
"Assolutamente sì, conosciamo l'ambiente. Bisogna essere bravi a misurarsi, a non lasciarsi prendere dall'euforia. Oggi c'è una situazione di grande entusiasmo, di favore verso la squadra. Occorre restare molto attenti. E' un momento pericoloso. Meno male che c'è subito il derby: ci fosse stata un'altra partita, sarei stato più preoccupato".
Dove può arrivare questa Roma?
"A questo punto sognare non costa nulla. Certo, arrivare in finale di Champions League sarebbe il coronamento di una stagione straordinaria".
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