La sconfitta di Firenze e le ultime prestazioni hanno fatto parlare di esonero. Cairo fa sapere che non è vero, ma il tempo è poco
E' vero che il destino di Sinisa Mihajlovic è appeso a un filo ma non è vero che ci sia stato un incontro a Milano con Urbano Cairo (in missione di lavoro a Roma) e che lo stesso presidente del Torino mediti di avvicendarlo. Almeno non prima della sfida contro il Cagliari, il crinale della montagna per il tecnico serbo.
In giornata si sono diffuse voci incontrollate – non incontrollabili – di un esonero in tempi ristrettissimi, voci smentite da Cairo con un secchissimo, lapidario sms: "No". Ciò non significa, però, che l'operato di Miha sia considerato sufficiente dal vertice societario e che gli ultimi risultati abbiano creato delle fessure nel rapporto professionale tra il presidente e l'allenatore.
Il Torino che le prende contro chiunque e dimostra di non avere (più) un'anima è sotto gli occhi di tutti, i progetti ambiziosi dell'estate stano evaporando partita dopo partita, la sconfitta di Firenze ha fatto scattare gli allerta interni e scatenato la critica esterna. Ma Cairo è disposto a offrire ancora una chance a Mihajlovic: contro il Cagliari l'unico risultato contemplato è la vittoria, anche perché il presidente aveva concluso la campagna di rafforzamento con la convinzione di aver costruito la squadra più forte degli ultimi "trenta-quarant'anni".
Il dodicesimo posto, i 13 punti in classifica e altri riscontri negativi non possono essere figli del caso. E neppure l'assenza grave di Andrea Belotti può giustificare una serie di prestazioni non all'altezza delle aspettative. Mihajlovic non può più sbagliare, ha esaurito i suoi benefit aziendali. Ed è normale che si allunghi la lista dei pretendenti: da Walter Mazzarri a Paulo Sousa, per passare a Serse Cosmi. Profili diversi, ingaggi diversi, personaggi diversi, chi più chi meno da Torino. Ma per adesso la squadra è ancora del signor Sinisa, che a luglio era il conducator granata, il profeta delle quattro punte, e che ora è malsopportato dalla piazza. In fondo, però, chi allena Belotti, Ljajic, Iago Falque e Niang ha il dovere di fare di più. Cairo glielo ha detto, a buon intenditor..
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