I bianconeri schiantano anche la Lazio (3-0), consolidando il primato (+9 sul Napoli)
Per un eccesso di superiorità a tratti imbarazzante, la Juventus ha schiantato anche la Lazio (3-0), consolidando il suo primato e compiendo un altro passo decisivo verso lo scudetto. Siamo a ventidue successi nelle ultime ventitre partite: troppo per qualsiasi avversario. Nove punti a quattro giornate dalla conclusione del campionato sono un vantaggio spropositato, tanto che lunedì i bianconeri potrebbero già festeggiare il quinto titolo di fila se domenica dovessero superare la Fiorentina e, nel posticipo, il Napoli non dovesse battere la Roma. Ma al di là di qualsiasi calcolo statistico, nessuno potrà più scucire il tricolore dalla maglia della Juventus. E' questione di tempo, di giorni o di ore. Ormai il destino è segnato.
La cronaca di ciò che è accaduto allo Stadium è poco dissimile dal solito canovaccio. Solo nel primo tempo la Juventus ha costruito cinque occasioni nitidissime che non sono diventate gol per la scarsa precisione degli attaccanti o per la serata particolarmente ispirata di Marchetti. Alla sesta, comunque, ci ha pensato Mandzukic a schiodare il risultato da una parità quasi assurda, tenuto conto dello sviluppo della contesa e dell'opposizione creata dall'avversario. Questo per dire che lo strapotere dei campioni d'Italia è stato a tratti schiacciante e che la Lazio si è trovata nella condizione di subire senza avere la forza di reagire. Dybala un paio di volte, più Pogba e Khedira hanno avuto sul piede il pallone buono per alterare l'equilibrio del match, sempre attraverso manovre avvolgenti che hanno chiamato in causa gli esterni alti, Lichtsteiner a destra e Alex Sandro a sinistra, in serata di ispirazione tattica e dinamica. A voler trovare il pelo nell'uovo, forse è mancato un po' Mandzukic, anche se la pesantezza della sua presenza si e' fatta sentire quando la gara è diventata più aspra e l'assalto della Juventus ha assunto le connotazioni di un'aggressione globale e ridondante, persino spettacolare nella sua meccanica. Non a caso è stato proprio il centravanti croato a buttarla dentro al minuto 39 con un tap-in sul tirocross di Pogba. Rete semplice, d'accordo, ma bisognava essere lì in quel momento lì.
Una volta in svantaggio, la Lazio ha dovuto giocoforza uscire di più dal suo guscio, lasciando però campo aperto alla squadra di Massimiliano Allegri, che ha dimostrato di saper compensare bene all'assenza grave di Marchisio. La differenza di valori in campo è stata subito abbastanza netta, tra l'altro senza che la Juventus desse la sensazione di spingere sull'acceleratore per alzare i ritmi di gioco. Con metodo, sballata dopo spallata, i bianconeri hanno scardinato la difesa laziale, che alla lunga ha dovuto arrendersi. Emblema di questa resistenza attiva è stato Marchetti, abbonato alle super parate ma non ai miracoli. Buffon per lunghi tratti è stato a guardare, spettatore pagato e non pagante. Non è una novità.
L'espulsione di Patric per doppia ammonizione dopo appena 3 minuti della ripresa ha spostato il baricentro dell'incontro ancora di più verso la Juventus, che al 7 ha raddoppiato su rigore (Gentiletti su Bonucci) con Dybala chiudendo definitivamente e anticipatamente qualsiasi discorso. Ancora l'asso argentino ha triplicato il vantaggio, al 19' con una delle sue conclusioni irresistibili su invito di Khedira in maniera da rendere piu' grasso il punteggio finale.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata