Linneo, botanico e naturalista svedese, nel 1737 diede il nome a questa pianta ispirandosi al termine greco fusalis, 'pieno di aria'

Primi giorni d’autunno e primi pensieri floreali di questa magnifica stagione fatta di toni caldi e colori avvolgenti. Forse, quella autunnale è la cartella colore più affascinante e misteriosa per via delle sfumature dei gialli e dei marroni, passando poi dall’arancio, al rosso, all’oro. Colori che scaldano come la legna accesa nel camino, colori che si mostrano nella maggior parte di fiori e bacche delle piante in questa stagione. Una di queste, davvero sorprendente, è di sicuro l’alchechengi.

Avete mai sentito parlare dell’alchechengi? Probabilmente sì, anche se forse vi è più noto con il nome di “lanterna cinese”. L’alchechengi (Physalis spp.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanacee, la stessa dei peperoni, della patata, e del pomodoro, per intenderci. In Italia cresce allo stato spontaneo fino ai 1000 metri di altitudine e non è difficile trovarlo nelle zone incolte, ma sempre e comunque in zone piuttosto umide e semi ombreggiate. La sua origine è tutt’ora incerta: alcuni dicono che derivi dal Sud America, altri, invece, ritengono che abbia origine dall’Oriente. Ma è probabilmente dal suo nome, o meglio soprannome, che si potrebbe trarne l’origine più accreditata. Linneo, botanico e naturalista svedese, nel 1737 diede il nome a questa pianta ispirandosi al termine greco fusalis (pieno di aria) con evidente riferimento all’involucro che avvolge il frutto. Il termine alkekengi, poi, apparve per la prima volta in Francia nel XIV secolo dal francese antico alquequange o alcacange, termine che a sua volta deriverebbe dall’arabo al-kakang, che letteralmente significa lanterna cinese. Insomma, tutto spinge ad una chiara origine orientale della pianta

Chiamata anche chichingero, o ciliegia d’inverno, l’alchechengi è una pianta straordinaria sotto tutti i punti di vista. Il suo aspetto e i suoi colori sono altamente decorativi e quindi ideali per abbellire terrazzi e giardini. La fioritura avviene in estate, ma i fiori, simili a quelli del peperone, sono piccoli e insignificanti. Bisogna attendere l’inizio dell’autunno per godere dell’evoluzione del fiore in un frutto protetto da un involucro arancione a forma di lanterna (cinese, appunto). Il frutto, un’unica bacca rotonda colorata d’arancio che fa bella mostra di sé come una perla nell’ostrica, è un portentoso concentrato di proprietà benefiche da sempre utilizzato nella medicina tradizionale cinese come depurativo naturale. Infatti, grazie alla presenza di Vitamina C e parecchi altri principi attivi che favoriscono il benessere del sistema immunitario, questi frutti sono utili anche per tenere lontani i malanni di stagione, tanto da essere considerati come un’aspirina naturale.

Ricordiamoci allora che è una pianta da frutto, e ricordiamoci di mangiarli, i frutti, ma solo quelli, perché il resto della pianta, dalle foglie ai rami, è leggermente tossico. L’alchechengi è una pianta che ama i luoghi luminosi, ma non con il sole diretto, è rustica e resistente, ma non tollera i ristagni d’acqua prediligendo terreni sabbiosi e ben drenanti. Si adatta bene ad essere coltivata in vaso su balconi e terrazze a patto di ripararla dal freddo durante l’inverno.

E allora cosa aspettate? Regalatevi una bella pianta di Alchechengi, la pianta delle lanterne cinesi, la pianta dai frutti da scartare, come fossero deliziosi bonbon, perché non si vive per la sola bellezza, ma anche e giustamente, per il gusto.

L’ultimo fiore all’occhiello

SEGUI IL BLOG DI DAVID ZONTA

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata