Grande attesa per le date italiane del 'Global Spirit Tour': la band farà tappa a Roma, Milano e Bologna a fine giugno

I Depeche Mode chiamano alla rivoluzione e lo fanno con 'Spirit', il nuovo album, il quattordicesimo del gruppo inglese, in uscita il 17 marzo in tutto il mondo per SonyMusic, che LaPresse ha avuto la possibilità di ascoltare in anteprima. La band dell'Essex mette subito le cose in chiaro con il brano di apertura, 'Going Backwards', in cui su un crescendo elettronico con il marchio di fabbrica Depeche Mode, Dave Gahan sferra un attacco alla società digitale. "Stiamo andando indietro, abbiamo perso la nostra anima", canta il frontman, che poi rincara la dose nella canzone successiva, 'Where's the Revolution', il singolo che ha anticipato il disco, vera e propria canzone manifesto di 'Spirit'. E' una chiamata alle armi, pacifica, come simboleggia la bandiera bianca che campeggia sulla copertina del singolo, ma senza mezzi termini. "Dov'è la rivoluzione gente? Chi prende le decisioni per voi? Mi state deludendo, il treno sta arrivando, salite a bordo", declama il cantante dei Depeche Mode su un intreccio potente di sintetizzatori e chitarre distorte.

"Non lo definirei un disco politico ma più un disco sull'umanità e sul nostro posto nell'umanità", ha chiarito Gahan in un'intervista a 'Rolling Stone Usa' in cui ha spiegato come lui e Martin Gore, polistrumentista e mente musicale dei Depeche, siano stati colpiti dalle elezioni in America, dove entrambi vivono, e dalla fase di cambiamento che sta attraversando il mondo occidentale e come queste cose abbiano influenzato 'Spirit'. Il concetto viene ribadito nella terza canzone, 'The Worst Crime'. Il ritmo rallenta e Gahan veste quasi i panni di crooner su un tappeto elettronico, cantando di "leader sbagliati" e responsabilità collettive per il tradimento. Il sound si incattivisce di nuovo in 'Scum': "Tira il grilletto", dice il cantante con voce distorta su una chitarra acida e synth che autocitano il techno pop dei Depeche Mode anni '80. Il disco poi vira anche su temi personali, come nella sinuosa 'You Move' e in 'Cover Me', contraddistinta da una intro epica e da un incedere avvolgente, quasi da colonna sonora. Su 'Eternal', delicata e breve love song, c'è spazio anche per la voce di Martin Gore. Tra le cose più belle di un disco dalle tante suggestioni c'è poi 'Poison Heart', pezzo su una separazione sentimentale dedicato a una persona che non sa amare, con un inizio marziale e una chitarra delicata che poi si increspa.

Ma sono molti gli spunti musicali del disco, molto curato nella produzione, affidata per la prima volta a James Ford (già con Arctic Mokeys e Florence & The Machine), dopo anni di sodalizio con Ben Hiller. I Depeche Mode dimostrano ancora una volta, dopo 40 anni di carriera, 13 album e oltre 100 milioni di dischi venduti, di non aver perso l'ispirazione e di essere capaci di mantenere fresco il proprio sound elettronico e ipnotico, diventato negli anni un classico della musica pop-rock. Affascinano in 'Spirit' le stratificazioni delle tastiere, gli intrecci con le chitarre, l'amalgama potente per un disco che innova nei suoni e non solo nei temi, pur restando nel solco della tradizione di Dave Gahan, Martin Gore e Andy Fletcher. 'Music for the Masses' era il titolo di uno storico album della band del 1987. Musica per le masse, certo, ma mai banale e ancora in grado di stupire ed emozionare. L'appuntamento dal vivo per i fan italiani è a giugno con tre date nel nostro paese del 'Global Spirit Tour' che partirà il 5 maggio a Stoccolma in Svezia. I Depeche Mode si esibiranno il 25 giugno allo Stadio Olimpico di Roma, il 27 giugno allo Stadio San Siro di Milano e il 29 giugno allo Stadio Dall'Ara di Bologna.

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