L'organo proveniva da un 40enne cardiopatico dell'ospedale milanese. I pm disporranno nuovi accertamenti

Il cuore trapiantato nel paziente sessantenne morto poco dopo l'operazione al San Camillo di Roma non era idoneo. È quanto stabilì il consulente medico legale cui si rivolse la procura di Roma prima di inviare il fascicolo sul decesso ai magistrati di Milano, dove era avvenuto l'espianto dell'organo. L'équipe medica del San Raffaele, a Milano, da dove era arrivato il cuore trapiantato nel paziente, aveva però valutato come idoneo e compatibile l'organo, e proprio su questo si concentrerebbe l'indagine per omicidio colposo, per il momento a carico di ignoti, trasmessa ai pm milanesi nelle scorse settimane.

La procura di Roma ha aperto un'inchiesta su un trapianto di cuore andato male che ha causato la morte di un 60enne all'ospedale San Camillo di Roma. Il cuore proveniva dal San Raffaele di Milano e apparteneva a un 40enne cardiopatico. L'ospedale milanese precisa in una nota che "il paziente arrivava al San Raffaele in seguito a una sindrome da annegamento e conseguente arresto cardiaco. Per tale ragione veniva immediatamente valutato per escludere l'infarto miocardico come causa dell'evento".

"Gli esami strumentali, compresa la coronarografia, escludevano la presenza di patologie cardiache con particolare riferimento alle arterie coronarie – si legge ancora – come da protocollo una volta accertata la morte con criteri neurologici e la non opposizione al prelievo di organi a scopo di trapianto, si è provveduto alla trasmissione delle informazioni cliniche al Centro nazionale trapianti. L'ultimo giudizio di idoneità è stato espresso dal chirurgo trapiantatore in sede di prelievo di organo, come previsto dalla procedura nazionale validata dal Centro nazionale trapianti. Ciò premesso l'ospedale San Raffaele, rimanendo a disposizione degli organismi di vigilanza e controllo, non comprende la lettura dei fatti come finora riportati dagli organi di stampa. Auspichiamo che tali interpretazioni non pregiudichino la fiducia nel sistema trapiantologico italiano, limitando le aspettative di migliaia di pazienti italiani in attesa di un organo". Lo stato di salute dell'organo è stato certificato anche dai medici dell'ospedale San Camillo e dal Centro nazionale trapianti.

LA VICENDA. L'intervento risale al 30 agosto 2016, la morte al 4 settembre 2016. Il consiglio nazionale trapianti se ne è occupato il 21 settembre 2016. Non è chiaro, nemmeno ai vertici dell'ospedale, perché la notizia sia stata resa nota solo ora.

"Non so cosa dire, è stata una sorpresa anche per noi", ha detto il dottor Francesco Musumeci, direttore del centro trapianti del San Camillo. "Io sono arrivato stamattina in ospedale, ero quasi in sala operatoria, e mi sono ritrovato con questa notizia", ha aggiunto, spiegando che l'ospedale non ha ricevuto alcuna notifica formale.

"Il problema poi è che gli organi da donare non sono mai abbastanza, ed eventi come questo rischiano di allontare la gente dalla donazione – ha sottolineato il medico -. Noi siamo ormai abituati a questa stampa che parla di malasanità, mai di sanità buona ed efficiente: il rischio è che chi ne risentirà saranno proprio i pazienti. Esperienze precedenti ci fanno vedere come esperienze bellissime sui trapianti portano ad un incremento di donazioni; viceversa episodi brutti ad una diminuzione".

IL PAZIENTE ERA CRITICO. Il paziente ricevente era già stato sottoposto ad intervento di sostituzione della valvola aortica, ricoverato più volte in ospedale per scompenso avanzato", veniva considerato "critico", trattato con defibrillatore, e "rientra un po' in quelle che sono le caratteristiche dei pazienti sottoposti a trapianti di cuore, in quanto non hanno altra opportunità di trattamento", ha dettoai giornalisti Musumeci. 

"Se avessimo ritenuto il paziente (ricevente del cuore trapiantato ndr) come non operabile, non l'avremmo operato", ha comunque sottolineato il direttore del centro trapianti del San Camillo a Roma. Il ricevente, 61enne, aveva avuto bisogno di farmaci per il trapianto, "direi più per la parte destra del cuore che per la parte sinistra", ha precisato il medico. "Secondo il controllo ecocardiografico fatto dopo il trapianto, il cuore funzionava bene – ha detto ancora il dottor Musumeci – per i problemi alla parte destra del cuore (che a volte si possono manifestare, è abbastanza regolare) si é intervenuti con un sistema di assistenza per stabilizzare il paziente".

Tra le diverse ipotesi per la morte di un paziente 60enne a seguito di trapianto di cuore, che si fanno all'ospedale San Camillo, c'é la possibilità di un "rigetto iper-acuto" da parte del paziente ricevente; quella di una infiammazione da endotossina batterica; l'ipotesi di una sindrome legata ai farmaci per l'anestesia o ancora quella di ipertensione polmonare strutturale. Francesco Musumeci, direttore del centro trapianti del San Camillo a Roma, spiega che si tratta sempre di ipotesi, e che il cuore risultava assolutamente sano, e non proveniente da un paziente cardiopatico. Lo stesso consiglio nazionale trapianti, ha sottolineato Musumeci, ha sostenuto l'assoluta bontà dell'organo. 

NUOVI ACCERTAMENTI DEI PM. Il pm di Milano Antonio Cristillo e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, coordinatrice del dipartimento ambiente, salute e lavoro della Procura di Milano, nei prossimi giorni convocheranno i consulenti che hanno redatto la perizia medico-legale sul cuore del donatore milanese. La perizia, che evidenzia la possibilità che ci sia stata una 'malpractice' da parte del personale del San Raffaele dove è stato espiantato l'organo, è arrivata in Tribunale a Milano solo la scorsa settimana. La relazione fa parte del fascicolo, aperto a 'modello 44', cioè contro ignoti, per omicidio colposo, dalla Procura di Roma sulla vicenda. Fascicolo che ora è stato trasmesso ai Milano per competenza territoriale. I pm milanesi acquisiranno anche le cartelle cliniche del donatore e esamineranno eventuali reperti conservati dopo l'autopsia al San Raffaele. Se sarà necessario, inoltre, valuteranno se disporre un ampliamento della perizia già eseguita dai consulenti del Tribunale di Roma.

A far partire l'indagine, nel settembre dello scorso anno, era stata la famiglia del 60enne romano. I consulenti autori dello studio che avrebbe accertato la "non idoneità" del cuore verranno convocati dalla Procura milanese nelle prossime settimane e la stessa Procura nominerà altri esperti per effettuare tutte le valutazioni del caso. Verranno anche ricostruite le condizioni di salute sia del donatore che del paziente che ha ricevuto l'organo.

 

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