Il deputato campano gela il leader incoronato da primarie e Grillo

Roberto Fico non vuole "gelare" nessuno, "il risultato delle primarie e legittimo e va rispettato", dice. Ma per lui Luigi Di Maio "è capo della forza politica riferito alla legge elettorale, non capo della vita politica generale, a tutti i livelli del M5S". E questa, come sottolinea lui stesso, "è una grande distinzione". Già perché sottrae al vicepresidente della Camera il ruolo di sostituto di Beppe Grillo.

L'affondo del deputato ortodosso non può essere più eloquente e arriva il giorno dopo la proclamazione del candidato premier al raduno nazionale di Italia 5 Stelle a Rimini, che in questa quarta edizione ha superato le 50mila persone, registrate attraverso braccialetto elettronico. L'accordo di pace raggiunto ieri nel backstage contiene, insomma, importanti distinguo.

Il "romantico" Fico (come è stato definito da Grillo) tiene il punto sulla questione di fondo: lo sdoppiamento delle cariche di candidato e di leader politico. Per questo, in sintonia "con quanto già affermato da Toninelli e Cecconi", minimizza e sottolinea che la figura di capo politico va intesa limitatamente a quanto prevede la legge elettorale (e non il regolamento del M5S).

Gli fa da contraltare Grillo che conferma il passaggio di testimone con Di Maio e annuncia una fase nuova, seppure nel segno della "continuità". Quasi a voler sottolineare il cambio al vertice, il comico ribadisce con una battuta un concetto già espresso: "Volevo dirvi che qualcosa è cambiato. Da oggi l'indirizzo per i ricorsi non è più il mio, è stato sostituito dall'indirizzo privato di Luigi Di Maio".

Il candidato premier, intanto, si prepara. Concede interviste alla stampa estera di Usa, Francia, Regno Unito e Spagna e la rassicura che il M5s non è populista; spiega agli elettori la sua idea di Italia a partire dal rilancio della crescita e del lavoro; e annuncia battaglia politica dalla prossima settimana in Parlamento sulla legge elettorale.Quest'ultima è descritta come "un attacco alla democrazia" fatta apposta per affossare il Movimento 5 Stelle.

Di Maio spende poi parole per la Sicilia a sostegno di Giancarlo Cancelleri, in vista del voto del 5 novembre che però, avverte, non va usato per spiegare "dinamiche nazionali". Una precisazione che sa un po' di mani avanti. Quindi un attacco doppio al Pd e ad Ap: "Alfano ha barattato con Renzi il suo sostegno a Micari in Sicilia con una legge elettorale indegna che ha una soglia di sbarramento al 3%".

Niente voucher, reddito di cittadinanza per chi ha perso un'occupazione a cominciare dai 50enni, stop alle tasse per le imprese alle quali lo Stato deve dei soldi. Ai tre capisaldi della politica interna si sommano poi due punti fondamentali di politica estera. Sull'immigrazione, rimettere mano al regolamento di Dublino – "perché io sono contrario ai muri ma quello di fatto è un muro" – e sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil imposto dall'Europa, per fare investimenti.

"Il 3% non è un dogma. All'Ue chiederemo di poter andare anche un po' in deficit per fare nuovi investimenti. Non si può dire che il M5S voglia aumentare il debito pubblico. Non c'è nessun Comune a guida Cinquestelle che abbia aumentato il debito pubblico, anzi. E lo dico anche alle testate europee che ci stanno ascoltando", ha affermato Di Maio dal palco. Una ricetta simile a quella già illustrata da Matteo Renzi che, nello stesso giorno ma qualche ora più tardi e a pochi chilometri di distanza, chiude la festa nazionale dell'Unità a Imola.

Come il segretario del Pd, anche il capo politico del M5S inaugura il #chiediloaLuigi, l'equivalente del #Matteorisponde, somiglianza che suscita qualche presa in giro sul web. Un appello all'unità infine arriva da Davide Casaleggio che invoca "una grande squadra di volontari ignoti" per cambiare l'Italia e costruire una "smart nation". "Faccio un grosso in bocca al lupo al nostro candidato premier, Luigi Di Maio – dice sul palco -. Dobbiamo aiutarlo tutti insieme". Il figlio del 'guru' scomparso ha quindi ammesso di essersi "dispiaciuto un po'" per le attese di un'ora fatte dagli iscritti su Rousseau durante le primarie, ha ammesso che c'è stato "qualche problema" e ha però evidenziato i passi in avanti fatti nel sistema di consultazione sulla rete: "Siamo passati dalle votazioni online per la Lombardia nel 2012 alla votazione di oggi con doppi controlli con sms: abbiamo dovuto difendere uno spazio di democrazia".

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