Faccia a faccia costruttivo a palazzo Chigi tra il premier iracheno e il presidente del Consiglio

E' prezioso il contributo dell'Italia, che garantirà in Iraq la sicurezza e la manutenzione della diga di Mosul, grazie all'impegno congiunto di una propria azienda, la Trevi, e dei propri militari. Ma non basta: tanto altro c'è da fare e se Mosul rappresenta una sola delle 19 province del Paese, altre 18 restano nelle quali investire. Anche perché solo così potranno rientrare i tre milioni di profughi del Paese. E' questo il messaggio portato dal premier iracheno Haider al-Abadi a Roma, dove ha incontrato stamane il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un faccia a faccia a palazzo Chigi durato poco meno di un'ora.

AL-ABADI: "GRAZIE A ITALIA PER DIGA MOSUL". "La diga di Mosul – ha spiegato il capo del governo di Baghdad – rappresenta una questione molto importante per noi perché garantisce l'acqua nell'area. Il periodo nel quale è stata sotto il controllo di Daesh ha avuto un impatto negativo sui lavori di manutenzione" e ora serve un intervento di ripristino. "La situazione della diga è buona – ha aggiunto – l'acqua c'è ma abbiamo la responsabilità morale di garantire l'attività della diga. Grazie – ha concluso – all'italia per il suo impegno con questa azienda che è leader nel mondo".

AL-ABADI: "INVESTITE ANCORA DI PIU'". "Abbiamo tre milioni di profughi iracheni – ha continuato – tanti sono stati uccisi e molte donne sono state prese schiave. Siamo felici della presenza delle aziende italiane in Iraq. E ci auguriamo l'arrivo di altre aziende italiane in Iraq, vogliamo rafforzare la collaborazione e attirare nuovi investimenti. In Iraq ci sono 19 province, Mossul è solo una. Ce ne solo altre 18 in cui investire. Vogliamo garantire la stabilità, come a Tikrit, dove abbiamo ripristinato scuole, sanità, strade. Abbiamo bisogno di investimenti per ripristinare i servizi per far tornare i profughi".

RENZI: "FAREMO UN OTTIMO LAVORO". "Abbiamo parlato dei lavori alla diga di Mosul – ha confermato Renzi – assegnati alla società italiana Trevi, che è leader nel settore. I due Paesi collaboreranno alla sicurezza di quest'area in chiave di difesa, ne abbiamo parlato anche con Obama. Siamo convinti di poter fare un ottimo lavoro con i nostri partner iracheni".

RENZI: "DAESH PERDERA'". I militanti di Daesh, ha aggiunto il presidente del Consiglio, "devono sapere che perderanno la loro battaglia. L'Iraq e tutta la comunità internazionale vincerà questa sfida e sarà in grado di farlo non soltanto attraverso il lavoro della comunità internazionale ma anche attraverso le attività culturali, economiche e diplomatiche". E ha rivendicato: "L'Italia è uno dei Paesi più impegnati nella coalizione internazionale contro Daesh.
Abbiamo oltre 700 uomini impegnati nella coalizione. Per numero e qualità siamo tra i più presenti". Un impegno che porta frutto: "Daesh – ha sottolineato – sta indietreggiando. Stiamo recuperando terreno.
Un Iraq unito e stabile potrà dare una mano alla stabilità e alla pace nella travagliata regione mediorientale".

L'INCIDENTE DIPLOMATICO. L'incontro è stato segnato anche da un piccolo incidente diplomatico. Al suo arrivo, infatti, al-Abadi è stato accolto dal picchetto d'onore con la consueta formula "Onore al presidente" ma il militare ha sbagliato nazione, definendolo presidente dell'Iran. Il premier Matteo Renzi, che si accorto dell'errore, ha mostrato un'espressione di disapprovazione e ha poi aperto la conferenza stampa enfatizzando con un sorriso, nel presentare l'ospite, la parola "iracheno".

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