La transizione del paziente diabetico dall’età pediatrica a quella adulta al centro del policy paper presentato oggi a Roma. “Diabete di Tipo 1: Presa in carico e follow-up per tutelare la qualità di vita del paziente”. Al centro dell’evento a Palazzo Baldassini il processo di transizione del paziente dalla diabetologia pediatrica a quella dell’adulto, scongiurando il rischio di “drop out” del paziente che abbandona le cure, l’esigenza di prevedere codici di esenzione per la fornitura di dispositivi medici ai pazienti in stadio presintomatico e quella di garantire la presenza di un team multidisciplinare strutturato. Il diabete di tipo 1 è una patologia cronica di natura autoimmune che in Italia colpisce circa 300mila persone, prevalentemente bambini e giovani adulti, e che richiede un impegno quotidiano nella gestione della malattia.
Il policy paper presentato è frutto del lavoro promosso dalla Società Italiana di Diabetologia e dall’Associazione Medici Diabetologi, con il patrocinio della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica e Diabete Italia Rete Associativa ODV e realizzato grazie al contributo non condizionante di Abbott e Theras. Il punto di partenza sono i numeri del diabete, come sottolinea il Prof. Ernesto Maddaloni, Segretario Nazionale Società Italiana Diabetologia: “è necessario raccogliere nuove evidenze ora che abbiamo i primi numeri delle persone che si trovano nella fase uno e due del diabete di tipo 1. Sarà fondamentale per affrontare le nuove sfide cliniche”. E sul paper: “un punto fondamentale sarà quello di riuscire a riconoscere di fatto lo stadio uno e due della malattia anche dal punto di vista della rimborsabilità da parte del Sistema sanitario nazionale. Ad oggi questo ancora non è possibile soprattutto per gli adulti. Altro punto centrale è l’età di transizione dall’età pediatrica a quella adulta dato che “non esiste un’età anagrafica valida per tutti” spiega Maddaloni. “In generale deve comunque essere un percorso graduale e ben strutturato che va accennato intorno ai 16 anni ma che si sviluppa con un percorso lungo che si può concludere anche dopo i 18 anni, fino ai 20-25 anni”.
Sul tema dei pazienti positivi alla patologia ma asintomatici, Enza Mozzillo, Membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia sottolinea: “la necessità di Linee di Indirizzo del Ministero della Salute che ne definiscano la presa in carico, affinché non si creino incertezze organizzative o differenze territoriali nelle modalità di follow-up. Questo anche per l’utilizzo di dispositivi medici, che rappresentano uno strumento fondamentale per monitorare l’avanzamento della patologia e salvaguardare il paziente da insorgenze gravi”. A fare da tramite con le Istituzioni la Senatrice Elena Murelli della 10ª Commissione Permanente che aggiunge: “Sicuramente dobbiamo investire su una figura dal punto di vista psicologico e sanitario che possa seguire i pazienti. Quindi nel team multidiscliplinare deve essere presente uno psicologo e anche un diabet educator, su modello inglese, che possa consigliare alla famiglia quale dispositivo utilizzare, supportarli in caso di problemi e supportare il bambino che diventa ragazzo per fargli capire le problematiche dell’abbandono e le cose da seguire come la dieta e un corretto stile di vita”.
