I veicoli elettrici producono meno CO2 rispetto a quelli alimentati da combustibile fossile, ma la fonte di produzione dell’energia può spostare (e di molto) l’ago della bilancia. Il risultato del Fact Checking del Master di Giornalismo di Torino e LaPresse

Guidare un’auto elettrica aiuta l’ambiente? Sì, ma non così tanto e il semaforo resta giallo.

Quali sono gli elementi che non rendono poi così puliti i motori a batteria? Le automobili convenzionali, ovvero quelle con motori a combustione interna emettono gas inquinanti quando il motore è attivo. Le emissioni di CO2 delle auto elettriche, invece, non sono prodotte dal veicolo in funzione, ma nella fase a monte, di produzione dell’elettricità. Insomma, se da una parte gli inquinanti escono dai tubi di scappamento, dall’altro sono prodotti delle centrali che forniscono l’energia.

A seconda perciò delle fonti più o meno 'verdi' con cui viene generata l’elettricità per caricare le batterie, aumenta o diminuisce il tasso di inquinanti emessi dalle automobili. Se l’elettricità deriva dalla combustione di risorse fossili, infatti, l’impatto ambientale sarà maggiore.

Per valutare quale sia il tipo di motore a più basso tasso inquinante, è necessario considerare, più in generale, quale sia il piano di approvvigionamento energetico del Paese. Aspo Italia, in questo senso, afferma che il 71% della nostra elettricità è prodotta da centrali termoelettriche. Come mostra allora la ricerca condotta da Abdul-Manan, se un motore elettrico è alimentato da energia prodotta con petrolio, ha un MPGghg (emissioni di gas serra per miglio per gallone equivalente) pari a 29 che equivale a un ICEV euro 6. Per questo non c’è nessun guadagno in termini di emissioni di inquinanti rispetto a propulsori di ultima generazione. Se, invece, un motore è alimentato con energia elettrica prodotta da centrali a gas naturale ha un MPGghg pari a 58, con un risparmio del 50% sugli standard precedenti.

In conclusione, i veicoli elettrici producono sicuramente meno CO2 rispetto a quelli alimentati da combustibile fossile, ma la fonte di produzione dell’energia può spostare (e di molto) l’ago della bilancia: per valutare l’impatto ambientale nella sua totalità occorre considerare l’intero processo produttivo dei veicoli elettrici e i Paesi in cui avviene. Infine, come ricorda Carlo Beatrice, ricercatore dell’istituto motori del CNR, in un documento del maggio del 2018, "in ottica di sostenibilità ambientale del trasporto su strada, le motorizzazioni per autotrazione dovranno essere principalmente comparate in termini di emissioni di CO2 sul ciclo di vita dell’intero veicolo e della filiera del vettore energetico". Insomma, occorre valutare i costi di produzione e smaltimento. L'esponente del Consiglio Nazionale delle Ricerche aggiunge: "Sebbene siano prevedibili notevoli sviluppi tecnologici e un miglioramento di efficienza della filiera dei veicoli elettrici, il vantaggio di questi ultimi in termini di sostenibilità ambientale rispetto alle motorizzazioni tradizionali non è scontato, soprattutto per categorie di veicoli di media/grande taglia che eseguono percorsi extra/urbani e autostradali. Il motore a combustione interna resta uno strumento strategico per gli obiettivi di riduzione delle emissioni globali di CO2 per i paesi europei. La coesistenza delle differenti tecnologie propulsive si protrarrà anche nel medio-lungo termine, mentre sarà fondamentale lo sfruttamento delle sinergie tra i vari sistemi al fine di definire (ed impiegare) il connubio ottimale tra propulsore e vettore energetico in funzione del tipo di veicolo e del suo uso".

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