Il Pontefice all'Udienza generale in piazza San Pietro ha parlato del suo viaggio Apostolico in Ungheria

“Dopo le radici ecco la seconda immagine: i ponti. Budapest, nata 150 anni fa dall’unione di tre città, è celebre per i ponti che la attraversano e ne uniscono le parti. Ciò ha richiamato, specialmente negli incontri con le Autorità, l’importanza di costruire ponti di pace tra popoli diversi. È, in particolare, la vocazione dell’Europa, chiamata, quale ‘pontiere di pace’, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte. Bello, in questo senso, il ponte umanitario creato per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina, che ho potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese”. Così Papa Francesco durante l’udienza del mercoledì a Piazza San Pietro incentrando la Sua meditazione sul Suo recente Viaggio Apostolico in Ungheria.

“Il Paese è poi molto impegnato nel costruire ‘ponti per il domani’: è grande la sua attenzione per la cura ecologica e per un futuro sostenibile, e si lavora per edificare ponti tra le generazioni, tra gli anziani e i giovani, sfida oggi irrinunciabile per tutti. Ci sono inoltre ponti che la Chiesa, come emerso nell’apposito incontro, è chiamata a tendere verso l’uomo d’oggi, perché l’annuncio di Cristo non può consistere solo nella ripetizione del passato, ma ha sempre bisogno di essere aggiornato, così da aiutare le donne e gli uomini del nostro tempo a riscoprire Gesù. E, infine, ricordando con gratitudine i bei momenti liturgici, la preghiera con la comunità greco-cattolica e la solenne Celebrazione eucaristica tanto partecipata, penso alla bellezza di creare ponti tra i credenti: domenica a Messa erano presenti cristiani di vari riti e Paesi, e di diverse confessioni, che in Ungheria lavorano bene insieme. Costruire ponti. Chiediamoci: io, nella mia famiglia, nella mia parrocchia, nella miacomunità, nel mio Paese, sono costruttore di ponti, di armonia, di unità?”, ha aggiunto il Papa confessando di essere rimasto colpito in Ungheria dal “l’importanza della musica, che è un tratto caratteristico della cultura ungherese. Dappertutto c’era musica: organo, pianoforte, violino, tanti strumenti, e tanti canti. I giovani con disabilità hanno cantato ‘Viva la musica!’, e questo voleva dire: viva l’armonia, viva la fraternità, che dà speranza e gioia alla vita1”, ha concluso il Papa.

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