Così Francesco al termine dell'udienza generale nel cortile di San Damaso in Vaticano

A un mese dalla tragedia che ha colpito la città di Beirut, il pensiero del Papa va ancora al Libano e alla sua popolazione "particolarmente provata", afferma Francesco, ricordando le parole di San Giovanni Paolo II trent’anni fa in un momento cruciale della storia del Paese: "Di fronte ai ripetuti drammi, che ciascuno degli abitanti di questa terra conosce, noi prendiamo coscienza dell’estremo pericolo che minaccia l’esistenza stessa del Paese. Il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine". "Per oltre cento anni, il Libano è stato un Paese di speranza – osserva Bergoglio -. Anche durante i periodi più bui della sua storia, i libanesi hanno conservato la loro fede in Dio e dimostrato la capacità di fare della loro terra un luogo di tolleranza, di rispetto, di convivenza unico nella regione. È profondamente vera l’affermazione che il Libano rappresenta qualcosa di più di uno Stato: il Libano è un messaggio di libertà, è un esempio di pluralismo tanto per l’Oriente quanto per l’Occidente. Per il bene stesso del Paese, ma anche del mondo, non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso. Incoraggio tutti i libanesi a continuare a sperare e a ritrovare le forze e le energie necessarie per ripartire. Domando ai politici e ai leader religiosi di impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione. Rinnovo altresì l’invito alla Comunità internazionale a sostenere il Paese per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senza essere coinvolto nelle tensioni regionali. In modo particolare mi rivolgo agli abitanti di Beirut, duramente provati dall’esplosione: riprendete coraggio, fratelli! La fede e la preghiera siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero. Cari pastori, vescovi, sacerdoti, consacrati, consacrate, laici, continuate ad accompagnare i vostri fedeli. E a voi, vescovi e sacerdoti, chiedo zelo apostolico; vi chiedo povertà, niente lusso, povertà con il vostro povero popolo che sta soffrendo. Date voi l’esempio di povertà e di umiltà. Aiutate i vostri fedeli e il vostro popolo a rialzarsi ed essere protagonisti di una nuova rinascita. Siate tutti operatori di concordia e rinnovamento nel nome dell’interesse comune, di una vera cultura dell’incontro, del vivere insieme nella pace, di fratellanza. Una parola tanto cara a San Francesco: fratellanza. Che questa concordia sia un rinnovamento nell’interesse comune. Su questo fondamento si potrà assicurare la continuità della presenza cristiana e il vostro inestimabile contributo al Paese, al mondo arabo e a tutta la regione, in uno spirito di fratellanza fra tutte le tradizioni religiose che ci sono nel Libano".

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