Francesco è il secondo Papa che visita la Lituania, dopo il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nel 1993
Papa Francesco arriva a Vilnius, sotto un cielo grigio e piovoso, ma riceve un'accoglienza davvero calorosa. In tanti lo aspettano per strada, lo salutano, i bambini sventolano le bandierine della Lituania, paese a grande maggioranza cattolica dove la fede, dicono i vescovi, ha fatto da collante e ha contribuito all'identità nazionale. E tantissimi giovani lo aspettano nella piazza della cattedrale fino al tardo pomeriggio. "Questa visita avviene in un momento particolarmente importante della vita della vostra nazione che celebra i cento anni della dichiarazione d'indipendenza", dice il Papa davanti alla presidente Dalia Grybauskaiterovà che lo ringrazia perché la Santa Sede è stata tra le prime nazioni a riconoscere l'indipendenza di Vilnius dopo il crollo del Muro.
Francesco è il secondo Papa che visita la Lituania, dopo il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nel 1993, subito dopo il ritiro dell'esercito russo. Bergoglio rammenta le prove e le sofferenze che hanno dovuto sopportare i lutuani per tutto il Novecento: "detenzioni, deportazioni, persino il martirio – elenca – . Celebrare i cento anni dell'indipendenza significa soffermarsi un poco nel tempo, recuperare la memoria del vissuto per prendere contatto con tutto quello che vi ha forgiati come Nazione e trovarvi le chiavi che vi permettano di guardare le sfide del presente e proiettarsi verso il futuro in un clima di dialogo e di unità tra tutti gli abitanti, in modo che nessuno rimanga escluso". Poi uno sguardo al futuro, toccando anche il ruolo dell'Europa.
Il Santo Padre però preferisce focalizzarsi sulla capacità dei giovani di raccogliere il testimone e portare avanti radici e memoria. "Ogni generazione è chiamata a fare proprie le lotte e le realizzazioni del passato e onorare nel presente la memoria dei padri – dice -. Non sappiamo come sarà il domani; quello che sappiamo è che ad ogni epoca compete conservare l'anima che l'ha edificata". Infine non è mancata una analisi allo scenario mondiale "dove crescono le voci che seminano divisione e contrapposizione – strumentalizzando molte volte l'insicurezza e i conflitti – o che proclamano che l'unico modo possibile di garantire la sicurezza e la sussistenza di una cultura sta nel cercare di eliminare, cancellare o espellere le altre, voi lituani avete una parola originale vostra da apportare: 'ospitare le differenze. Per mezzo del dialogo – ha aggiunto durante l'incontro con le autorità nel palazzo presidenziale – dell'apertura e della comprensione esse possono trasformarsi in ponte di unione tra l'oriente e l'occidente europeo". La giornata è proseguita con un pranzo ufficiale e, dopo una breve tappa alla Nunziatura apostolica, con la vista al Santuario 'Mater Misericordiae' di Vilnius, meta di tantissimi pellegrini sia cattolici che ortodossi, anche provenienti da altri Paesi come Polonia, Russia, Bielorussia, dove ha invitato i fedeli a non costruire barricate ma a scommettere sulla libertà. Ultima tappa, la piazza della cattedrale dove ad aspettare Bergoglio c'erano migliaia di giovani che lo hanno accolto con un lungo applauso. Il Papa ha fatto un giro tra di loro prima di ascoltare le loro testimonianze. "Puntate sulla santità a partire dall'incontro con gli altri", è stato l'invito del Pontefice che ha ricordato che "non esistono identità di laboratorio, identità distillate ne identità purosangue".
"Se volete un popolo grande e libero prendete dalle radici la memoria e portatela avanti", ha concluso prima della benedizione che ha condiviso con l'intera piazza. La giornata è terminata con una visita privata alla cattedrale durante il quale il Papa ha portato dei fiori alla Madonna di Siberia e ha pregato per tutti i deportati. Domani Bergoglio farà tappa a Kaunus, mentre lunedì partirà per Riga, in Lettonia e martedì si recherà nella capitale dell'Estonia, Tallin, ultima tappa del suo viaggio nei Paesi baltici.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata