Dopo la laurea e un master a Milano, inizia a lavorare a Caivano, paese nell'hinterland partenopeo di cui dice: "Non c'è solo il marcio"
Antonia Barlettani ha 26 anni, da 4 è la social media manager di Caffè Borbone. La sua è la storia di un cervello che lascia la propria città, Napoli, dopo la laurea, per ‘crescere’, studiare, imparare, ma che poi decide di tornare. E inizia a lavorare a Caivano, agglomerato di palazzi in cemento in provincia di Napoli. Un paese nell’hinterland partenopeo di cui dice: “Non c’è solo il marcio”. Barlettani è una dei laureati eccellenti dell’Università Suor Orsola Benincasa, premiata insieme con altri nove ex studenti nel corso della Notte Bianca Unisob 2024 e a LaPresse racconta la sua storia.
“A un open day, dopo l superiori, ho scoperto il corso di laurea in Comunicazione pubblica e di impresa – dice – Ho capito che quella sarebbe stata la mia strada”. Era il 2015, l’epoca in cui “già tutti utilizzavano i social, ma per uso ‘personale'”, Barlettani intuisce le potenzialità di questi nuovi media nel campo dell’advertising. “Ho guardato in prospettiva alle possibilità di lavoro che sarebbero potute nascere da quel percorso di studi – sottolinea – Avevo studiato marketing all’istituto Mario Pagano, ho scelto l’università pensando in una prospettiva di lavoro futuro”.
Dopo la laurea il master a Milano
Dopo la laurea, traguardo raggiunto in anticipo, Barlettani decide di seguire un master alla Cattolica di Milano. “Lo rifarei, è stato utilissimo”, afferma. Subito dopo arrivano due proposte: una in una agenzia di comunicazione di Milano, l’altra a Napoli. “Non ho avuto dubbi: sarei tornata”, racconta. E così, di nuovo con le valigie, torna nella sua città e accetta un tirocinio con Caffé Borbone, azienda con fatturati da capogiro, realtà in crescita che ha sede a Caivano.
Dopo il tirocinio, è arrivato il contratto e la possibilità di crescere professionalmente. “Ho deciso di tornare perché penso che Milano sia una ‘carta utile’ per specializzarsi ed essere pronti ad affrontare il mondo del lavoro – spiega – Milano ha un network lavorativo che a Napoli forse è solo in fase di sviluppo. Sono tornata con una maggiore consapevolezza di ciò che volevo fare, con competenze acquisite lì, ma che spendo a Caivano quotidianamente”. “Negli ultimi tempi su Caivano sono stati puntati dei fari, la speranza è che, come per Scampia, ci si renda conto che esistono delle eccellenze, anche dove sembra che ci sia solo del marcio”, conclude.
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