40 minuti di faccia a faccia in Vaticano

La guerra in Ucraina, l’accoglienza dei profughi, gli sforzi per la pace. Sono questi i temi affrontati – in un faccia a faccia di 40 minuti – da Papa Francesco e il premier ungherese Viktor Orban, in udienza nella Sala della Biblioteca in Vaticano.

Dopo un reciproco scambio di doni – tra cui una formella in bronzo raffigurante San Martino da parte di Bergoglio e una raccolta di cd di musica lirica donata da Orban – il Santo Padre ha infatti espresso il proprio apprezzamento nei confronti dell’Ungheria per la sua opera di accoglienza verso i profughi che scappano dalla guerra.

Il primo ministro magiaro ha chiesto al Santo Padre di “sostenere” gli sforzi del suo Paese “per la pace”, dimostrando così la volontà di porre fine al conflitto il prima possibile. Il premier, sebbene sia il leader Ue più ‘vicino’ a Vladimir Putin, ha condannato l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Non solo. Fin dall’inizio del conflitto, Budapest ha ribadito il proprio no alle armi in Ucraina: non solo ad inviarne di nuove, come chiesto più volte dal presidente Zelensky, ma chiudendo anche al transito di armamenti sul territorio ungherese verso Kiev.

Una decisione dettata, secondo quanto dichiarato da Orban, da questioni di “sicurezza nazionale”, ma che comunque è in linea con le parole del Santo Padre che più volte ha condannato la spesa in armamenti definendola “una pazzia” e sostenendo che “la vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari. Ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti”.

Parole che al momento non sembrano essere state ascoltate, nemmeno quelle proferite in piazza San Pietro durante l’Angelus della domenica delle Palme, quando ancor prima il Pontefice chiese “una tregua pasquale”, per “arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato”.

La Pasqua cattolica è passata. Il rumore sinistro delle bombe – come sottolineato dal cardinale Raniero Cantalamessa, nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo – ha sostituito quello delle campane. Domenica 24 aprile però sarà celebrata un’altra Pasqua, quella ortodossa. Un’altra occasione per chiedere la fine delle ostilità. Un’altra occasione per Papa Francesco di lanciare l’ennesimo appello, unendosi idealmente a quello del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, d’accordo con Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, lanciato lo scorso 19 aprile: “Nella consapevolezza che nulla è impossibile a Dio”, si legge nella nota a nome della Santa Sede e del Santo Padre, i quali “invocano il Signore perché la popolazione intrappolata in zone di guerra sia evacuata e sia presto ristabilita la pace, e chiedono a chi ha la responsabilità delle Nazioni di ascoltare il grido di pace della gente”.

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