In aula l'oppositore ha citato la Bibbia e Harry Potter
Un tribunale di Mosca ha respinto l’appello del leader dell’opposizione Alexei Navalny contro la detenzione, in una sentenza che di fatto lo porterà in una colonia penale nella parte occidentale della Russia per due anni e mezzo.
Poche ore dopo, in un altro processo, il principale rivale politico del presidente Vladimir Putin è stato anche dichiarato colpevole di diffamazione di un veterano della Seconda Guerra mondiale, comparso in un video pro-Putin, e gli è stata imposta una multa da 850mila rubli (circa 9.500 euro). Il 44enne, in aula, in uno dei suoi consueti appassionati discorsi ha esortato i russi a non arrendersi alla pressione del Cremlino, passando da citazioni della Bibbia ad altre di ‘Harry Potter’. L’attenzione è alta a livello internazionale sul caso di Navalny, sopravvissuto all’avvelenamento con agente nervino in Siberia, finito in coma e curato in Germania per mesi, poi arrestato non appena ha posato piede su suolo russo il 17 gennaio.
All’inizio del mese l’oppositore è stato condannato a due anni e 8 mesi di carcere per violazione dei termini di una sentenza sospesa, mentre era in ospedale a Berlino per l’avvelenamento che attribuisce al Cremlino. Ha chiesto il rilascio, ma i giudici hanno invece ridotto la sentenza a due anni e mezzo, deducendo cioè il mese e mezzo trascorso ai domiciliari nel 2015. La condanna risale infatti al 2014, per corruzione. Mosca, dal suo rientro, si è opposta alle pressioni e richieste del mondo occidentale, definendole “interferenze”. Nel frattempo, centinaia di migliaia hanno manifestato per chiedere il suo rilascio, represse da Mosca e sfociate nel fermo di 11mila persone, in parte incarcerate o multate.
“L’obiettivo del governo è spaventarvi e poi persuadervi che siete soli. Il nostro Voldemort nel suo palazzo vuole anche che io mi senta tagliato fuori”, ha detto Navalny in aula, riferendosi a Putin.
“Vivere è rischiare tutto, altrimenti non si è che masse inerti di molecole trascinate dall’universo”, ha proseguito, rivolgendosi poi a giudici e procuratori: “Immaginate quanto sarebbe meravigliosa la vita senza menzogne costanti, immaginate quanto fantastico sarebbe lavorare come giudici se nessuno potesse chiamarvi e darvi ordine su quali verdetti emettere”. E ha concluso, facendo riferimento alla Bibbia: “Anche se il nostro Paese è costruito sull’ingiustizia e tutti noi costantemente l’affrontiamo, vediamo decine di milioni di persone che vogliono giustizia. La vogliono, e prima o poi l’avranno”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un commento sulle conseguenze della condanna, ha affermato che la scena politica “ricca e plurale” della Russia continuerà a esserlo, a prescindere dai verdetti. Non è così per la Corte europea dei diritti umani, che ha parlato di accuse inventate e ordinato il rilascio di Navalny, citando il rischio per la sua vita. Ma Mosca, sorda, ha parlato di “inammissibile” interferenza. Non nuovo ai verdetti di Strasburgo, lo scorso anno il Paese ha adottato un emendamento costituzionale che dichiara la legge nazionale prioritaria rispetto all’internazionale.
Disposizione che, ora, Mosca potrebbe usare contro la Corte.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata