Giuseppe Conte si trincera dietro il “silenzio operoso” a palazzo Chigi, mentre a Montecitorio l’affaire premier è rimandato al tavolo di oggi. Il terzo mandato all’avvocato pugliese, insomma, non ha ancora alcuna certezza e le quote, tra governo politico e quello istituzionale, registrano un laconico fifty-fifty. I giocatori chiamati a giocare la partita della ‘ricuritura’ dopo lo strappo, sono in campo, ma fermi su temi e contenuti, con tanti nodi ancora da sciogliere. L’obiettivo è chiudere il ‘contratto’ oggi a pranzo e nel pomeriggio, con il via libera dei vari tavoli che si tengono davanti a Roberto Fico, affrontare la questione con un faccia a faccia tra i leader. “Difficile dire ora” se sarà Conte ter – filtra dall’esplorazione della terza carica dello Stato – sicuramente ancora più arduo pensare che senza Conte si scelga la strada di un governo politico affidato a Di Maio o a Franceschini o a Guerini.
Il sentiero è ancora troppo stretto, tanto da scommettere che fallito il ter per il professore, l’unica soluzione sia un governo del presidente o istituzionale da affidare a un nome ‘alto’ come Marta Cartabia oppure tentare con la ‘maggioranza Ursula’, da affidare al più europeista dei contendenti, cioè David Sassoli. Per ora, si limitano a dire tra i corridoi della Camera, sono parole al vento e come il vento potrebbero cambiare improvvisamente. Nel centrodestra, benchè si respiri aria di ‘immobilismo’, quindi una riconferma della continuità con Conte a palazzo Chigi, Berlusconi torna a rilanciare un “governo dei migliori”, anche se l’attuale maggioranza ha già rifiutato l’offerta. E’ Goffredo Bettini, nocchiero del Nazareno, a mettere lo stop perentorio a esecutivi istituzionali di tutti, bollandoli come “impraticabili e dannosi”. “Siamo disponibili a ricomporre la maggioranza di governo messa in crisi da Italia viva. E Conte deve guidarla”, scandisce, altrimenti “si va a votare”, è l’imperativo. Non sposa questa linea Matteo Renzi: “Qualche dirigente politico si finge di essere un raffinato stratega giocando la carta della paura sui senatori. Ma tutti sanno che al voto non si andrà prima del 2023. La questione è capire se ci sarà un governo politico o tecnico e chi lo guiderà”.
La girandola dei nomi, in un imprevedibile rimpasto, tuttavia è stata avviata. Ieri è stato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a blindare Roberto Gualtieri al Mef, scegliendo di non esprimersi invece su un possibile terzo mandato a Conte. Nel mirino degli industriali anche il commissario Domenico Arcuri, mentre nei palazzi della politica sembra che Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina siano pronti a fare gli scatoloni. Tutti nomi legati alle priorità che ogni partito ha presentato a Fico. Capire, però, chi metterà il cappello su ogni singola casella ad oggi è una mission impossibile. Il risiko è stato appena avviato e i contendenti si stanno ancora studiando.