Crimi apre a patto di legislatura con renziani. Il centrodestra invoca elezioni ma è pronto a valutare le alternative proposte da Mattarella

La terza e ultima giornata di consultazioni al Qurinale rimescola un po’ le carte della crisi rompicapo. La coalizione di centrodestra si presenta al Colle unita, con Salvini per la Lega, Meloni per Fratelli d’Italia (con stampelle per un lieve infortunio) e Tajani per Forza Italia, ma anche con i leader delle formazioni minori come Toti e Lupi. Alla fine parla solo il leader della Lega e quindi non c’è spazio per i distinguo delle varie formazioni. Salvini fa sapere che il centrodestra ha chiesto a Mattarella il ritorno alle urne per dare soluzione a una crisi in tempi rapidi, con un no secco a un governo “incapace” e una maggioranza composta da “voltagabbana” ma il numero uno del Carroccio apre anche a eventuali scenari alternativi. Salvini però  dice anche un’altra cosa, ovvero che la coalizione, in caso non si vada ad elezioni, “valuterà con rispetto le decisioni del Capo dello Stato all’esito delle consultazioni”. Una apertura ad un eventuale governo del Presidente o a un mandato esplorativo a una carica istituzionale, ipotesi finora sempre escluse da Fratelli d’Italia, contraria fino ad oggi a soluzioni diverse dal voto. 

Ma la novità maggiore del venerdì al Quirinale è probabilmente rappresentata dalla caduta del veto dei 5 Stelle su Italia Viva, dopo la rottura dei renziani che ha portato alla crisi. Vito Crimi chiarisce che solo Giuseppe Conte può guidare il governo ma nelle sue parole c’è la chiara volonta di ricucire con la formazione guidata dall’ex sindaco di Firenze.  Il capo politico pentastellato infatti parla di “disponibilità a un confronto con chi intende dare risposte concrete nell’interesse del Paese. Un governo politico che parta dalle forze di maggioranza che hanno lavorato insieme, con un patto di legislatura”. Ovvero un Conte ter, su basi diverse e con accordi e programmi chiari con Iv. Insomma una posizione ben lontana dal “Mai più con Renzi” della serata del voto di fiducia al Senato terminato con la maggioranza risicata e il voto rivisto al Var di Ciampolillo. Che infatti provoca subito la rabbia di Alessandro Di Battista: “Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie. Prendo atto che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione”, scrive su Facebook il barricadero del Movimento. “Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un accoltellatore professionista”, le parole al vetriolo di Dibba, che preannunciano un rischio spaccatura all’interno del Movimento. 

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