Milano, 28 lug. (LaPresse) – “Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi”. Nicola Turetta, il padre di Filippo Turetta, recoconfesso per il femminicidio di Giulia Cecchettin, parla al Corriere della Sera in merito alle conversazioni avute con il figlio durante il primo colloquio in carcere a Montorio Veronese, in provincia di Verona.
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