Perseverance, il rover della Nasa, ha scoperto rocce in un canale fluviale asciutto che potrebbero contenere potenziali segni di antica vita microscopica, hanno riferito mercoledì gli scienziati. Gli scienziati della Nasa evidenziano, però, la necessità di ulteriori studi e di una analisi approfondita del campione raccolto da Perseverance, prima di giungere a qualsiasi conclusione.
Perseverance: il rover in missione dal 2021
In missione su Marte dal 2021, il rover non può rilevare direttamente la vita. Invece, trasporta un trapano per penetrare nelle rocce e tubi per contenere i campioni raccolti dai luoghi ritenuti più adatti a ospitare la vita miliardi di anni fa. I campioni sono in attesa di essere recuperati sulla Terra, un piano ambizioso che è stato sospeso mentre la Nasa cerca opzioni più economiche e rapide.
Raccolto la scorsa estate, il campione proviene da un pianeta rossastro, terre ricche di argilla nella valle della Neretva, un canale fluviale che un tempo trasportava l’acqua nel cratere Jezero. Questo affioramento di roccia sedimentaria, noto come formazione Bright Angel, è stato esaminato dagli strumenti scientifici di Perseverance prima dell’uscita della trivella.
I risultati sono apparsi sulla rivista Nature. Dieci delle provette in titanio per i campioni sono state posizionate sulla superficie marziana alcuni anni fa come riserva per le altre a bordo del rover, l’obiettivo principale della missione di ritorno della Nasa, ancora incerta.
Quando Perseverance è stato lanciato nel 2020, la Nasa prevedeva che i campioni sarebbero tornati sulla Terra entro l’inizio degli anni ’30. Ma quella data è slittata al 2040, con l’aumento dei costi a 11 miliardi di dollari, bloccando gli sforzi di recupero.
Finché i campioni non saranno trasportati via da Marte da veicoli spaziali robotici o astronauti, gli scienziati dovranno affidarsi a sostituti terrestri e a esperimenti di laboratorio per valutare la fattibilità di un’antica vita marziana, secondo Hurowitz.
Sulla Terra, i microrganismi interagiscono comunemente con i minerali nei laghi antartici.
Gli scienziati: “Una scoperta entusiasmante”
Definendola una “scoperta entusiasmante”, due scienziati non coinvolti nello studio – Janice Bishop del Seti Institute e Mario Parente dell’Università del Massachusetts Amherst – si sono affrettati a sottolineare che potrebbero essere responsabili processi non biologici.
“Questo è uno dei motivi per cui non possiamo arrivare a dire ‘Ah, questa è la prova positiva dell’esistenza della vita’”, ha dichiarato all’Associated Press il ricercatore capo Joel Hurowitz della Stony Brook University. “Tutto ciò che possiamo dire è che una delle possibili spiegazioni è la vita microbica, ma potrebbero esserci altri modi per creare questo insieme di caratteristiche che osserviamo”.
In ogni caso, Hurowitz ha affermato che si tratta del candidato migliore e più convincente finora nella ricerca del rover di potenziali segni di vita antica. È stato il 25esimo campione raccolto; il conteggio è ora salito a 30, con altri sei da raccogliere.
“Non ci sono prove della presenza di microbi su Marte oggi, ma se ce ne fossero stati sull’antico Marte, anche loro potrebbero aver ridotto i minerali solfati formando solfuri in un lago simile nel cratere Jezero”, hanno scritto Bishop e Parente in un editoriale di accompagnamento.

