Jannik Sinner veste i panni del ‘sindacalista’ e attacca i tornei del Grande Slam perché, a suo dire, i premi non sono equi. Secondo l’azzurro numero 2 del mondo, che di major ne ha già messi in bacheca quattro, sono soprattutto i giocatori di fascia inferiore a essere penalizzati. L’altoatesino accusa gli organizzatori, rei secondo lui di non aver risposto alle ripetute richieste delle più grandi star del mondo di discutere dei premi in denaro e dei benefit sociali per i giocatori di livello inferiore.
L’azzurro: “Chiediamo un contributo equo”
“Abbiamo avuto delle buone conversazioni con i tornei del Grande Slam al Roland Garros e a Wimbledon, quindi siamo rimasti delusi quando hanno detto che non possono dare seguito alle nostre proposte finché non saranno risolte altre questioni”, ha spiegato Sinner, intervistato dal Guardian. “Calendario e programmazione sono argomenti importanti – ha spiegato – ma nulla impedisce agli Slam di affrontare in questo momento i benefit per i giocatori, come pensioni e assistenza sanitaria”. Gli Slam, ha aggiunto il tennista azzurro, “sono gli eventi più importanti e generano la maggior parte dei ricavi del tennis, quindi chiediamo un contributo equo per sostenere tutti i giocatori e un montepremi che rifletta al meglio i guadagni di questi tornei. Vogliamo collaborare con gli Slam per trovare soluzioni che siano positive per tutti nel tennis”.
Polemiche Davis, Binaghi difende Sinner
Intanto, mentre Sinner si prepara al debutto all’Atp Masters 1000 di Parigi-Bercy 2025 contro il belga Zizou Bergs, non si è ancora placata la polemica per la sua decisione di rinunciare alla Finals 8 di Coppa Davis in programma a Bologna. Dopo avere definito “dolorosa” la scelta del campione, il presidente della Fitp Angelo Binaghi è tornato oggi sull’argomento.
“Quando ho capito che sarebbe finita così? L’anno scorso. Jannik lo disse davanti a me e al ministro Giorgetti a Torino, durante le Finals. Ho sperato che il lungo e forzato riposo per la squalifica gli facesse rivedere i programmi. E persino dopo il ritiro di Shanghai, mi sono detto: magari ci ripensa. Niente”, ha detto Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, in un’intervista a La Stampa. Una scelta “dolorosa” ma che “abbiamo capito e condiviso – ha precisato Binaghi – la storia ci insegna che ogni sua rinuncia ha prodotto conseguenze positive. Sarà così anche questa volta: per la Fitp e per l’Italia è più importante che lui torni numero l di un’altra Davis. La sua famiglia e il suo team erano stati chiari fin da subito, lo difenderò sempre e a prescindere. La riconoscenza nei confronti del tennis italiano si concretizzerà quando tornerà numero 1 al mondo”.

