Pietrangeli, il ricovero e la morte del figlio: “Stanco di essere stanco”

Pietrangeli, il ricovero e la morte del figlio: “Stanco di essere stanco”
(Photo Michele Nucci – LaPresse)

Il campione del tennis italiano racconta il suo momento buio in una lunga intervista. E su Sinner: “Dicono che rosico, ma perché dovrei parlarne male?”

Nicola Pietrangeli racconta i suoi giorni difficili, dopo il ricovero e la perdita del figlio Giorgio. E a un mese dal suo 92° compleanno, si dice “stanco di essere stanco”. Il campione del tennis italiano è stato dimesso solo qualche giorno fa dal Policlinico Gemelli. L’intervista di Supertennis è stata realizzata a casa sua. A chi gli chiede come stia andando, lui risponde: “Non lo vedi? Sono a letto. Questo è lo stato dell’arte: doloroso, e noioso”. Il prossimo 11 settembre Pietrangeli compirà 92 anni: “Se ci penso… manco so come si scrive, il numero 92…”. “Ho la testa che frulla un po’. Mi ricordo bene le cose di cinquant’anni fa, ma non quelle dell’altro ieri. Mi sa che qualche ingranaggio non funziona più…”, racconta uno dei più grandi tennisti italiani di sempre. “Dovevo essere punito evidentemente. Devo aver fatto qualcosa di male nella mia vita”.

“Rivedo mio figlio Giorgio, lo ricordo soffrire”

“La giornata è lunga, e purtroppo sempre un po’ dolorosa. Meno male che dormo. Mi aiuta tanto…”, ammette Pietrangeli, che poi si sofferma sulle emozioni provate dopo avere appreso della scomparsa di suo figlio: “Ci sono quelli che si buttano per terra, che si disperano. No, io non sono tra quelli. Rivedo Giorgio come fosse oggi, lo ricordo soffrire: stava male, non si alzava dal letto. Soffriva tanto. Sua moglie, Carola, è stata una santa. È stata brava. Proprio tanto. Adesso lei e la piccola Nicola vivono da una zia”. Da allora, non ha più concesso interviste: “Mi cambiano le parole, basta così. Sai, alla fine quello che non capisco è come la gente possa pensare che io voglia parlare male di Sinner perché rosico. Ma perché? Perché dovrei parlarne male? Ma come si permettono? Ma chi li conosce?”.

“Ho battuto il cancro ma non la vecchiaia”

E sulla sua condizione attuale: “Vorrei un giorno senza dolore. Perché ho questo dolore fisso all’osso sacro che mi impedisce di muovermi. Le hanno provate tutte. E poi mi manca la peppa. Mi chiamano tutti i giorni, gli amici. Mi dicono che manca il quarto per giocare a carte. Ma mi manca il riposo, anche se tu dirai ‘ma come, sei a letto…’. No, con questo dolore è permanente non c’è un attimo di riposo. Ho battuto il cancro, ma non la vecchiaia, come dicono i miei figli”. E ancora: “Sono stanco. Stanco. Sono stanco di essere stanco. Il mio futuro tra quindici giorni? Sarà uguale a oggi, non cambia niente. Non voglio fare il drammatico, ma aspetto… e mi sa che piove non rimandiamo”. Non usa giri di parole, Pietrangeli: ““Che ci sto a fare? Sono come una larva. Guardo la tv, c’è Netflix anche se io faccio casini col telecomando, mi impiccio. Dall’ospedale sono tornato che conosco tutte le televendite, le pubblicità. Anzi, posso dire che ormai la tv è un canale pubblicitario con qualche programma all’interno…”.

“I medici cosa dicono? “Ogni cosa che mi dicono ha un costo -risponde-. Ma mica sono ricco come Sinner… e lo dico per scherzare perché già lo vedo che ci montano su un’altra polemica”.

“Che figuraccia con Mattarella”

Pietrangeli poi racconta un aneddoto legato a questo triste periodo: “L’episodio più incredibile è stata una telefonata. Mi squilla il telefono, ma io in quel momento avevo una crisi di tosse. Alla fine rispondo, ma tossivo e non capivo bene le parole dell’interlocutore. Così continuavo a dire: ‘ma chi sei? Chi sei?’. Perché dall’altra parte del telefono c’era una vocina gentile che quasi sussurrava. E alla fine ho sentito: ‘Sono Sergio Mattarella…’. Che figuraccia, non ho smesso di scusarmi poi con la sua segretaria”.

Chi è Nicola Pietrangeli

Pietrangeli è nato a Tunisi l’11 novembre 1933. In carriera si è aggiudicato 48 tornei. Ha vinto molto sulla terra rossa, a cominciare da due Roland Garros (1959 e 1960) e due Internazionali d’Italia (1957 e 1961), ed è stato competitivo anche sull’erba (semifinale a Wimbledon nel 1960).

Ha giocato fino a 40 anni e poi da capitano ha guidato la squadra azzurra alla prima vittoria in Coppa Davis, nel 1976 in Cile, battendosi contro chi avrebbe preferito non andare per ragioni politiche.

Nel 1986 Pietrangeli è stato ammesso, primo italiano, tra gli immortali Hall of Fame del Tennis con la tradizionale cerimonia nello storico circolo di Newport (Newport Casino). In carriera ha chiuso ben 7 stagioni tra i primi 10 della classifica mondiale (al tempo compilate dal giornalista inglese Lance Tingay su “The Daily Telegraph”): fu n.3 nel 1959 e 1960, n.4 nel 1961, n.7 nel 1959 e 1964, n. 9 nel 1957 e n.10 nel 1956.

Nel 2006 in occasione della 76esima edizione degli Internazionali d’Italia, gli è stato intitolato lo storico stadio della Pallacorda al Foro Italico, teatro di tante sue imprese, che è così diventato per sempre il Campo Pietrangeli.

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