Trentuno squadre al via della più importante corsa a tappe giovanile con tanti talenti italiani pronti a interrompere il dominio russo degli ultimi due anni. Nove tappe per oltre 1000 chilometri da percorrere con la doppia scalata del Mortirolo a fare da spartiacque. Tutte le giornate di gara su LaPresse da venerdì 14
Si riparte da qui: dal sorriso di Aleksander Vlasov sul podio di Ca del Poggio, al termine di una cronoscalata che gli regalò il Giro Under 2018 davanti al portoghese Almeida. A un anno dal trionfo del talento russo, la più importante corsa di ciclismo giovanile al mondo prenderà il via giovedì 13 giugno da Riccione con un breve prologo prima della partenza vera e propria con la tappa di venerdì che porterà le trentuno squadre da la “Perla verde dell’Adriatico” fino a Santa Sofia (differita dalle 16:45 su LaPresse). Sarà il primo atto di nove giorni di gara dedicati soprattutto agli scalatori con oltre mille chilometri da percorrere tra Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Trentino su alcune tra le salite più celebri del ciclismo, con pendenze fino al 18%: dal Passo Fedaia, su cui si concluderà l’ultima tappa, al Mortirolo che verrà scalato ben due volte nella sesta giornata (Aprica – Aprica). Montagne che hanno fatto la storia di questo sport forgiando generazioni di ciclisti e che saranno decisive ancora una volta per la vittoria.
Delle trentuno squadre al via, ben diciassette saranno italiane con tanti talenti pronti a interrompere il dominio russo delle ultime due edizioni. Nel 2017, dopo cinque anni di pausa del Giro Under, il vincitore fu Pavel Sivakov, oggi protagonista con il Team Ineos al fianco di Chris Froome e Geraint Thomas, e dodici mesi più tardi è toccato a Vlasov. Faresin, Battistella, vincitore del Giro del Belvedere, Aleotti e Sobrero saranno alcuni dei ragazzi italiani da tenere d’occhio così come Andrea Bagioli, capace di vincere la Ronde de l’Isard tre settimane fa. A loro il compito di riportare a casa la maglia Rosa, otto anni dopo il successo di Mattia Cattaneo, per emergere definitivamente come già successo in passato ad alcuni campioni del ciclismo italiano: da Francesco Moser a Gianbattista Baronchelli, da Marco Pantani a Gilberto Simoni.
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