All'americano Chad Haga la crono finale di Verona. Lo "Squalo" recupera 42" al bravissimo ecuadoriano, ma non basta. Carapaz è così il primo ciclista del suo Paese a vincere il Giro. Roglic è terzo

Quanti rimpianti! Vincenzo Nibali corre a Verona una grande cronometro, fa meglio di Roglic (3 secondi) e recupera 42" a Richard Carapaz, ma il Giro numero 102 va al piccolo grande corridore dell'Ecuador (primo del suo Paese a vincerlo) che mantiene, alla fine, un minuto e 12" sullo "Squalo" siciliano. L'ultima tappa, sui 17 chilometri del percorso che parte dall'Arena, la vince a sorpresa l'americano Chad Haga (30 anni), uno che in carriera ha vinto pochissimo e, un paio d'anni fa ha rischiato la vita mentre si allenava con i compagni di squadra in Spagna, travolto da un automobilista inglese contro mano. Primoz Roglic corre una brutta cronometro ma recupera abbastanza (31") a Mikel Landa per garantirsi il terzo gradino del podio.

Piange Chad Haga all'arrivo e lo spettacolo di Verona che ospita l''ultimo atto del Giro, è davvero imponente. Nibali dimostra di essere ormai molto forte anche a cronometro e ti lascia una punta di amaro in bocca. Se fosse riuscito a staccare Carapaz almeno una volta sulle 5/6 occasioni avute, il Giro sarebbe suo. Ma con i "se" si fa poca strada. Carapaz ha meritato anche grazie alla fortissima Movistar che con Landa, Carretero, Pedrero, Amador ha sempre saputo controllare la corsa. Nibali ha avuto tantissimo lavoro di qualità da Caruso e Pozzovivo, ma alla Bahrain è mancato qualcosa. In Ecuador, ormai Carapaz è un mito: scuole, uffici e industrie si sono chiuse, in questi giorni per seguire la sua impresa. Qualcosa di simile a quello che accadeva in Italia ai tempi di Marco Pantani al Tour.

Dunque, a Verona, vince Chad Haga, texano di McKinney, davanti a Campenaerts, De Gent, Caruso, Ludvigsson, Cerny, Cattaneo, Nibali e Roglic. Landa è 21esimo e Carapaz 36esimo. Il Giro, va a Carapaz che se lo è meritato. Un Giro pazzo con tante (si dice troppe) fughe consistenti andate in porto e poco controllo da parte del gruppo. Si sono messi in mostra diversi giovani: uno su tutti, Giulio Ciccone (ha vinto una tappa e si è preso la classifica degli scalatori), Fausto Masnada, Valerio Conti, Mattia Cattaneo. Bene (ma un po' confusionario) il colombiano Miguel Angel Lopez che si porta a casa la maglia bianca di miglior giovane oltre alla soddisfzione (sacrosanta) di aver rifilato quattro sonori ceffoni a un cretino che, ieri, lo ha buttato per terra. Male, invece, Simon Yates che sembrava voler spaccare il mondo, sfortunatissimo Tom Dumoulin costretto quasi subito al ritiro. Meno bene del previsto Davide Formolo.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata