Lo svizzero avanti 6-1, 5-2, il coreano abbandona per problemi al piede. Si ferma a un punto dalla finale il sogno della Cocciaretto

Sarà Roger Federer a sfidare in finale degli Australian Open il croato Marin Cilic. A 36 anni, l'intramontabile svizzero (qui a Melbourne ha giocato a livelli stratosferici) tenta l'assalto al ventesimo titolo del Grande Slam e raggiunge la trentesima finale. Anche Cilic (che in carriera ha vinto gli US Open del 2014) non è più un ragazzino: 29 anni. Se gli reggerano i nervi, quella di domani potrà essere una bella partita.

Con la rivelazione coreana Hyeon Chung (quindici anni esatti meno di Federer), lo svizzero ha avuto vita facile. Il ragazzo asiatico, quasi corroso dalle fatiche del torneo, ha perso (6-1) il primo set e si è dovuto ritirare sul 5-2 per Federer nella seconda partita per un dolore al piede sinistro. Lui e l'inglese Kyle Edmund (fuori ieri ad opera di Cilic) sono, comunque, le stelline nascenti del tennis mondiale.

Si completano così i tabelloni del Grande Slam australiano (come sempre, grande caldo e ottima organizzazione): Simona Halep e Carolina Wozniacki (due redivive di grande livello) giocheranno la finale femminile mentre la francese Mladenovic e l'ungherese Babos hanno vinto il doppio femminile battendo in finale Vesnina-Makarova (entrambe ceche) per 6-4, 6-3.

Cocciaretto – Esce con grande onore e un po' di rimpianto l'ultimo pezzetto d'azzurro. Elisabetta Cocciaretto (17 anni compiuti ieri) è arrivata a un punto dalla finale (ha avuto due match point) nel torneo juniores femminile. contro la cinese di Taipei Liang, Elisabetta ha vinto bene il primo set (6-4), ha avuto un lungo passaggio a vuoto in cui ha perso il secondo set (3-6) e si è trovata sotto (0-3) nel terzo. Qui è risorta, mentre la ragazza asiatica è sparita a sua volta ed è andata avanti 5-4 e match point. Si è fatta prendere, si è ripresa e ha battagliato fino a perdere il tie brek decisivo (7-6) con un altro match point sprecato. La ragazzina marchigiana è stata comunque la più bella sorpresa del torneo e fa sperare per un futuro delle donne azzurre che con l'inevitabile declino e gli addii del grande quartetto (Schaivone, Pennetta, Errani e Vinci) sembra altrimenti davvero buio

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