La veneta chiude ai piedi del podio, oro alla statunitense Ledecky. Phelps conquista 21° oro in carriera

C'è ancora tanta amarezza in Federica Pellegrini all'indomani del quarto posto ottenuto nella finale dei 200 stile libero alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. La campionessa veneta, stando a quanto si apprende da fonti della Federuoto, non prenderà parte alle batterie dei 100 stile libero in programma nel pomeriggio. L'azzurra sarà invece regolarmente in vasca nella serata italiana per le batterie della staffetta 4×200 stile libero.  "Io non capisco. Può esistere un po' di buon senso anche da parte dei giornalisti. Ho rinunciato ai 100 perché subito dopo ho la 4×200 e non per altro", ha scritto Pellegrini su Twitter motivando la sua scelta.

 

 

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Una delusione grande quanto tutto il Brasile. In primis per lei, 'la Divina'. Quattro anni di sacrifici per riscattare Londra 2012 che svaniscono trasformandosi in una sanguinosa medaglia di legno. Mentre in Italia è notte fonda a Rio il cuore azzurro è tutto per Federica Pellegrini, la portabandiera, la donna simbolo. Dopo una semifinale brillante il destino della gara sembra scritto. La marziana Katie Ledecky davanti, Federica Pellegrini e la svedese Sarah Sjostrom a battagliare per il secondo posto. Le altre a fare da comparse o poco più. E invece no. Perché Fede, dopo anni di prestazioni convincenti senza sbavature, si incarta proprio nella serata più importante. Lo si capisce già dai primi 50 metri. Passaggio blando, come da tradizione, ma troppo (7/a). Seconda vasca ancora a marcia ridotta (8/a) e poi via ala rimonta. Negli ultimi 100 metri però manca lo sprint. Il marchio di fabbrica delle fuoriclasse di Spinea che, oltre a vedere solo da lontano Ledecky (1'53"73) e Sjostrom (1'54"08) non riesce a mettere la freccia nemmeno nei confronti dell'australiana Emma McKeon (1'54"92). La classica outsider che rovina la favola tricolore. Federica infatti non va oltre ad un per lei ordinario 1'55"18, oltre secondo in più dell'1'54"55 nuotato a fine giugno al Sette Colli di Roma.

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"Fa male, indipendentemente dalla medaglia che ci poteva stare. Da ieri pomeriggio ero un'altra persona completamente. Non sto pensando alla medaglia persa ma alle sensazioni che ho sentito in acqua che non erano quelle di ieri", le prime parole di una Pellegrini apparsa stordita. "Non è andata come pensavo ma più in termini di tempo che di medaglie. Quello che mi fa molto strano è che, per come avevo nuotato ieri, pensavo che fare se non un secondo almeno sette decimi di meno fosse fattibile invece oggi avevo sensazioni diverse. Gli ultimi 50 metri non ne avevo più". Proprio l'assenza di spiegazioni è il segnale più tangibile di una serata tremenda per una campionessa immensa. La sua storia sportiva a cinque cerchi meritava sicuramente un ulteriore pezzo di metallo pregiato da aggiungere in bacheca. Dopo l'argento dell'esuberanza di Atene 2004, l'oro della consapevolezza a Pechino 2008 ed il flop della crisi di Londra 2012 è mancato quello che poteva essere il bronzo dell'esperienza a Rio 2016. A tal proposito però che a nessuna venga in mente di chiedere alla Pellegrini se possa essere stato un problema di pressione mentale perché: "Ho 28 anni se mi sento ancora dire che subisco la gara di testa tiro un cazzotto a tutti".

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