Il campione di salto in alto: Sono un agonista e il sostegno del pubblico mi aiuta prima di partire

"La competizione mi esalta invece di bloccarmi, so isolarmi e fissare tutti i movimenti da compiere. Sono un agonista e il sostegno del pubblico mi aiuta un attimo prima di partire. Lo chiamo, ne assorbo le vibrazioni e l'energia assaporo l'adrenalina che cresce. Dalla rincorsa al volo invece è un'apnea di sensazioni". Così il primatista nazionale di salto in alto, Gianmarco Tamberi, si racconta in attesa dei Giochi di Rio su La Freccia di luglio, il magazine di FS italiane in distribuzione gratuita sulle Frecce e nei Frecciaclub di Trenitalia. "In quei 20 secondi non sento niente, tutto ciò che mi circonda svanisce. Mi muovo senza peso e privo di pensieri". Dopo l'Oro indoor dei Mondiali di Portland, "voglio arrivare in Brasile consapevole che è un traguardo alla mia portata", fa sapere Tamberi, a cui La Freccia dedica la cover.

Il salto perfetto? "Quello dell'esecuzione costante, tecnicamente calibrato e capace di ricalcare movimenti precisi, sempre uguali. A volte basta sbagliare la rapidità degli ultimi passi e staccare qualche centimetro più vicino per sbagliare. Tutto deve tornare al millimetro: distanza, velocità, forza, come in una formula matematica". E aggiunge: "Il salto in alto è sicuramente una disciplina in cui riesco, ma la dote più grande che ho è la determinazione. Le mie gare sono sempre un tira e molla tra errori e progressi. All'ultimo Mondiale ero ottavo a cinque minuti dalla fine, nessuno credeva che potessi farcela. Ho sempre un jolly da giocare, non mi arrendo mai e spesso strappo il risultato all'ultima prova. E' la voglia di vincere che mi manda avanti".

Dalle pagine de La Freccia Tamberi parla dei successi raggiunti anche grazie a un allenatore d'eccezione, il padre, ex saltatore di livello negli anni '80: "Mi ha spinto lui a iniziare l'atletica nel 2008, quando vinsi gli italiani studenteschi senza preparazione. L'avvio non è stato facile, ho un carattere ribelle e abbiamo dovuto superare le tensioni tipiche tra genitore e figlio adolescente. Ho dovuto autodisciplinarmi e seguire le sue regole, come andare a letto presto. Ma oggi abbiamo un buon equilibrio e io mi fido e affido completamente a lui. Lavoriamo soprattutto sulla velocità piuttosto che sulla forza, non faccio sedute con i pesi. Mio padre è un coach innovativo, utilizziamo riprese in 3D, computer e pedane che rilevano la posizione del corpo e i tempi di reazione a terra". Sono due i numeri importanti per Gianmarco Tamberi: "Undici, i passi della mia rincorsa, e 2,40, la misura da superare".
 

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