Ottantesima edizione di uno dei tornei più importanti al mondo, senza Tiger Wood e italiani

Jim Herman e Steven Bowditch si presenteranno tra qualche ora sul tee della buca numero uno dell'Augusta National per l'ottantesima edizione del Masters. E' il torneo – assieme al British Open – più importante del mondo, il primo dei quattro Major che qualsiasi golfista sogna di conquistare, l'unico che si disputa ogni anno sullo stesso campo. Non ci sarà  ancora Tiger Woods, alle prese con una lenta ripresa dopo l'ennesima operazione, non ci saranno rappresentanti italiani (abbastanza scontato, tenuto conto della crisi dei Molinari e di Matteo Manassero), ma ci saranno tutti gli altri. E il testa a testa tra i tre migliori del pianeta, Day, Spieth e McIlroy, sicuramente fa alzare il livello di tensione e di attenzione, anche se non sta scritto da nessuna parte che i favoriti vincano, specialmente sulle 18, terribili buche dell'Augusta National.

Ad esempio, il percorso favorisce i mancini, non a caso Bubba Watson e Phil Mickelson hanno già indossato la green jacket. Così come sono da tenere in seria considerazione Adam Scott, in grande forma, e Ricky Fowler, che la tirano lunga e dritta e che hanno fame di successi. Poi ci sono Enrik Stenson, che è ancora alla ricerca di un trionfo in un Major, e Dustin Johnson. Insomma, il torneo è apertissimo.

Ci sono previsioni e previsioni. I bookmakers danno favorito Day e a seguire gli altri; le previsioni climatiche danno invece per sicuro tempo uggioso, con qualche goccia di pioggia: nulla, comunque, che possa fermare i protagonisti di questo straordinario show non solo golfistico, con biglietti che vengono prenotati e venduti un anno per l'altro. Bastava vedere la gente assiepata lungo fairway e green per la gara di pitch and putt di ieri, là dove hanno mostrato ancora tutto il loro talento Jack Nicklaus, Gary Player e Tom Watson, i "nonni" illustri e intramontabili. Nove le hole in one, una pazzesca di Palyer, 80 anni portati benissimo…

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